Froome in rosa e il Giro batte il Tour
Chris Froome vince e sono solo applausi sulle strade da Venaria a Bardonecchia. Chris Froome vince perchè ha la squadra. Chris Froome vince perchè è telecomandato dall’ammiraglia. Chris Froome vince perchè gli inglesi da un po’ di anni (chissà come mai) vanno tutti fortissimo. Chris Froome vince perchè ha l’asma… Invece Chris Froome vince perchè non ha più nulla da perdere e perchè è un campione. E oggi nella tappa alpina del Giro ha fatto ciò che solo i grandissimi possono fare. Punto. Tutto il resto sono chiacchiere e squalifiche che sarebbero dovute arrivare e nono sono arrivate per l’incapacità e per l’ignavia di chi doveva decidere e non ha deciso. Quindi il discorso che “non doveva neanche esserci al Giro” vale zero. Froome al Giro c’è e oggi ha scritto una delle pagine più belle di sempre di questa corsa: “Non ho mai fatto una cosa così- ha detto all’arrivo col suo italiano traballante- Ma volevo lasciare un segno”. Un’azione assurda, impensabile, formidabile. Distacchi, montagne, avversari a minuti, decine di minuti, quarti d’ora, mezz’ore. Una sessantina di chilometri da solo. La maglia rosa che finisce in un baratro che nessuno poteva immaginare. Ma il ciclismo, anche per chi lo conosce e lo capisce, non è facile da pronosticare. Perchè il ciclismo sono uomini, facce, gambe. Che all’improvviso cedono. Sono giornate storte e sono giornate che finiscono nelle cineteche e nei libri di storia. Come questa. Tappa e maglia per Chris Froome che partiva con 3 minuti e mezzo di ritardo dalla maglia rosa. Tappa e maglia con un’impresa che non ha bisogno di aggettivi. Bastano i dati, quelli che tanto piacciono a questo corridore che scatta guardando i watt sul computerino, che ha sempre tutto previsto, che ha sempre tutto pianificato. Oggi forse no. Perchè solo un folle avrebbe potuto pianificare una corsa così. Una corsa così si fa solo buttando i cuore oltre l’ostacolo, si fa con la razionalità dei grandi perchè l’inglese dopo aver vinto 4 Tour e una Vuelta non poteva rassegnarsi al podio. Nessun rischio: è partito sessanta chilometri dal traguardo perchè non aveva nulla da perdere. Ed era l’unico modo possibile per vincere una corsa che domani a Cervinia potrebbe incoronarlo con i grandi come Anquetil, Merckx, Gimondi, Hinault e Nibali. E per lui solo applausi, solo bandiere, solo tifo sulle salite, sull’ultima salita. Viva Froome al di là delle polemiche, dei sospetti, dei dati e delle discussioni sui dati. Fino a prova contraria nel ciclismo chi vince è il più forte e il resto sono chiacchiere. E in questa classifica per una volta il Giro batte il Tour. Gente semplice, appassionata, abituata a far fatica e a soffrire anche per regalare l’ applauso di un secondo. Gente che si arrampica sulle montagne come gli stambecchi, che bivacca, che sta ore sotto l’acqua per godersi uno spettacolo che dura pochi minuti. Gente che non ha nemici, che non tifa contro, che magari qualche spintarella in salita la dà ma ce n’è per tutti. Gente che al fumo dei bengala da lanciare in campo preferisce quello di una griglia di salamelle. Non è la retorica del tifo corretto. Però è così. Il ciclismo è popolare perchè è spettacolo ma anche perchè è fatica e rispetto. E’sempre stato così ma qualcosa in Francia con Chris Froome si è rotto e sulle salite francesi è stato insultato, gli hanno fatto gesto dell’ombrello e un idiota di turno gli ha anche tirato addosso dell’urina. Ha vinto Froome. Ma una volta tanto abbiamo vinto anche noi.