Zanda torna a casa: “Con le protesi correrò in Namibia…”
Non si rimprovera nulla. Nessun pentimento per aver corso la Yukon Artic, la sfida estrema dove ha rischiato di morire e che gli ha portato via mani e piedi. Così Roberto Zanda, l’ultrarunner sardo chiarisce subito che “non ho intenzione di smettere di correre”. Anzi. Sta scivendo un libro su questa sua avventura e ha già in progetto di partecipare all’ultramaratona nel deserto della Namibia: “Perchè non l’ho mai fatta e mi piacerebbe ripartire da lì…”. “Massiccione” come lo chiamano i suoi amici ha voglia di ripartire e lo farà con le protesi che gli preparato l’équipe di medici e ingegneri che fa capo al Cto in cui è stato seguito per la ricostruzione degli arti che erano stati amputati perché necrotizzati. «Adesso voglio solo tornare a casa, in Sardegna, perchè ho bisogno di riposare. Poi penserò alla mia nuova vita, di sicuro lo sport non lo abbandono…”. A circa tre mesi dall’operazione è apparso provato ma deciso. «Voglio riabbracciare gli amici, familiarizzare con le protesi alle gambe e con la mano bionica e quindi ricominciare ad allenarmi. Ho ricevuto centinaia di messaggi di pronta guarigione da centinaia di persone che neppure conosco e che ora voglio ringraziare. Sono stati mesi duri, sarà una nuova vita, sempre bellissima, con a fianco mia moglie Giovanna». Zanda parla a un microfono che afferra con la mano bionica, 450 grammi di titanio e tecnologia di ultima generazione. Due elettrodi posizionati sull’avambraccio gli permettono di azionare trentasei prese, mentre da un app per smartphone è possibile ampliare i movimenti. Le due gambe in fibra di carbonio, invece pesano poco più di un chilo e sono già piene degli adesivi che rimandano alle sue imprese. “Da oggi Zanda per noi non è più un paziente- spiega il professor Bruno Battiston, direttore della struttura di chirurgia della mano del Cto di Torino- ma un atleta che deve recuperare la sua vita e le sue normali funzioni”. E così sarà…