L’avvocato “fa rotta” su Manhattan
Tra un’udienza e l’altra nuota. «Perchè quando sono in acqua ho tempo per pensare, sono sola e il silenzio mi ripulisce la mente.Così metto tutto in ordine e preparo anche qualche difesa…». Sabrina Peron, 54 anni di Bassano del Grappa ma milanese d’adozione, è un avvocato civilista con laurea anche in filosofia che si occupa di diffamazione a mezzo stampa e di risarcimenti del danno. Roba seria. Ma quando non indossa la toga è spesso in costume e occhialini a macinare chilometri. Nuota all’alba nelle vasche della Canottieri Milano ma appena può prende il largo, perchè la vera passione sono le lunghe distanze in acqua libere. Un altro sport rispetto alla piscina, dove non ci sono bordi, corsie, rassicuranti linee nere sulle mattonelle del fondo ad indicarti la via. Dove si fanno i conti con onde e correnti, dove quando ci si ritrova al largo ci si chiede spesso: «Ma che ci faccio io qui?…». Distanze lunghissime che ti portano lontanissimo dalle rive o addirittura ad unire con una rotta da fuoribordo, isole e continenti. E l’avvocato Peron ormai le distanze le misure in miglia marine. A settembre, tanto per non farsi mancar nulla, affronterà la Manhattan Island Marathon Swim, 46 chilometri tra il fiume e il mare circumnavigando l’isola di Manhattan. Una sfida tosta, in acque non tranquillissime, da una decina di ore di nuoto se non ci sono troppe correnti che in un attimo diventano anche tredici o quattordici e dove ogni nuotatore (al massino ne vengono ammessi in 15) viene costantemente scortato da una canoa. La circumnavigazione a nuoto dell’isola di Manhattan, attualmente è organizzata da New York Open Water (NYOW), che l’ha ripresa in mano a partire dal 2016, dopo che il precedente organizzatore, la NYC Swim aveva cessato l’attività organizzativa, chiamandola «20 Bridges New York». La prova, insieme alla traversata della Manica e a quella dello Stretto di Catalina, fa parte del circuito della Triple Crown ossia delle tre storiche ultra maratone di nuoto.
«Cosa mi preoccupa? Nulla in particolare, le solite cose quando si nuota in mare- spiega- Le correnti che in questo caso sono più insidiose perchè si nuota in un strana miscela di fiume e di mare, la temperatura dell’acqua che sarà un po’ fredda e non dovrebbe superare i 20 gradi e ovviamente il fatto di non poter utilizzare nè una muta, nè il costumone da gara…». E l’8 settembre si tuffa. Prima italiana a farlo, una delle poche donne ammesse a cimentarsi su quelle 28miglia e mezzo che passeranno sotto i venti ponti di New York e che sono riservate solo a chi ha un curriculum di nuoto in alto mare che si rispetti. E l’avvocato milanese non scherza. Tre anni fa infatti è stata la prima donna italiana ad attraversare lo stretto di Catalina, 33 chilometri che separano l’isola da Los Angeles. Prima era toccato a quello di Gibilterra, a quello Messina ed alla traversata del Bosforo. Due anni fa con l’atleta paralimpico vicentino Enrico Giacomin, ha coperto a nuoto quasi 23 chilometri dall’isola di Vulcano a Milazzo e il mese scorso i 53 chilometri da sul Po che portano da Cremona a Casalmaggiore. Non sono nata in un paese di mare- racconta- ma la passione me l’ha trasmessa mia madre siciliana che ogni estate mi riportava nella casa dei nonni per le vacanze. Ricordo che un giorno andammo ad aplaudire una donna che attraversava lo Stretto di Messina. E lì scattò la scintilla, decisi che lo avrei fatto anche io…». L’ha fatto. E non si è più fermata.