La Francia e il tifo malato
La Francia ha vinto. Ma cosa? Un mondiale di calcio che dura una notte e ora raccoglie i cocci di un disagio che fa venire i brividi. Feste e violenze, Parigi mezza devastata. Il tifo c’entra ma forse è solo un alibi. Perchè il tifo dovrebbe essere un’altra cosa e invece è degenerato ora che non ha più nessun appiglio culturale e del buon vivere civile a cui aggrapparsi. E allora ci finiscono in mezzo, lo sport, il calcio, i blues sulla cima del mondo, un popolo ubriaco di gioia. Scintille. Micce. Detonatori di un malessere che poi travolge tutto. Per devastare ogni scusa è buona, un giorno vale l’altro, una notte vale l’altra. Non serve una finale mondiale. Il tifo è fuori controllo perchè ci sono frange fuori controllo con cui le società e anche lo Stato a volte scendono a patti. E’ una malattia, una metastasi che coinvolge chi non ha nulla da perdere, chi vive ai margini e chi proprio in serate come questa riesce ad avere una ribalta. Che coinvolge chi è indifeso, chi non ha gli strumenti per far barriera, chi non trova altri valori se non quelli dell’insulto, dell’odio, del menar le mani. Nelle strade, sugli spalti, alla prima di Ronaldo a Torino dove si dovrebbe cantare e festeggiare e dove invece i cori sono quelli soliti che incitano il Vesuvio a bruciare i napoletani. Triste cominciare così. Ormai si va oltre. Sempre. Si lanciano bicchieri di urina ai ciclisti che non si amano, si chiamano i giocatori sotto le curve quando si pensa non siano all’altezza, si mettono a ferro e fuoco intere città. “La France a gagner ? – si chiede un francese su Facebook- Gagner quoi ? Un petit moment éphémère qui ne changera rien...” E questo forse è un altro discorso ancora…