Tour maledetto? Tutta retorica: è il ciclismo bellezza
“E’ la stampa bellezza, e tu non puoi farci niente…”. Sembra di vederlo Humphrey Bogart sulle rampe dell’Alpe d’Huez che da una spazzata a tutta la retorica di queste ore. Vincenzo Nibali si ritira dopo una caduta perchè un idiota di tifoso lo aggancia con la tracolla di una borsa. Apriti cielo! Colpa dei francesi, degli organizzatori , dei motociclisti della gendarmerie, dei tifosi, di uno spettacolo ormai fuori controllo, del business… E chi ne ha più ne metta. E allora, come spesso accade, si stava meglio quando si stava peggio. Si stava meglio quando non c’era tutta questa baraonda in gara, non c’erano tutte queste tv, tutte queste moto, tutti questi inviati, vip, tutto questo cinema intorno ad uno show che è diventato ciò che è diventato proprio perchè muove grandi interessi. Ma chi l’ha detto? Cosa sarebbe la salita dell’Alpe d’Huez se non ci fosse l’enorme carovana del Tour ad animarla? Parli chi qualche volta l’ha fatta… Sarebbe una strada anonima, neanche tanto bella dove sfrecciano suv e station wagon con i turisti che vanno ad abbronzarsi tra resort e impianti di risalita. Nulla di più. Nulla di più triste. Se l’Alpe d’Huez è diventata il mito che è lo deve solo al Tour, alla sua folla, ai muri di tifosi che applaudono, rincorrono, spingono e purtroppo ogni tanto rovinano la festa come è successo con Nibali. Ma non è un fatto di ieri, che forse brucia di più perchè a finire sull’asfalto è stato uno dei più forti ciclisti azzurri di sempre. E’ successo a Lance Armstrong di rovinare a terra nello stesso modo ed è toccato a Jan Ulrich aspettarlo. E successo qualche anno fa anche a Chris Froome che poi ha proseguito a piedi. Insomma capita e capiterà anciora. Ma la retorica del ciclismo che non è più quello di una volta è meglio risparmiarsela. Cambia il mondo e cambiano i tifosi che una volta non si facevano i selfie correndo accanto ai campioni solo perchè non c’erano i telefonini. Però facevano altre cose. Cambia la tecnologia e allora viva i cardiofrequenzimetri, viva i computer, viva i gps, i misuratori di watt , viva tutti i nuovi materiali che permettono a questo sport di guardare avanti e di crescere. O era meglio una volta quando sulle bici c’erano ancora i puntapiedi? Il ciclismo di oggi è il ciclismo di oggi, come sempre, con tutti i pregi e con tutti i difetti. E la miglior risposta a tutto e a tutti è arrivata proprio da Vincenzo Nibali, campione e gentiluomo, che ieri dopo aver fatto davvero un’impresa titanica recuperando quasi un minuto e mezzo con una vertebra fratturata, non ha neppure accennato alla polemica: “Non so come sono caduto, cose che capitano…”. E’ il ciclismo bellezza…. E lui aveva tutto il diritto di incazzarsi.