La salita all’ora di pranzo
L’ora migliore è quella di pranzo perchè non c’è in giro quasi nessuno .Li senti gli altri che mangiano: senti il rumore delle posate, le voci, i profumi della carne alla griglia. C’è una domenica da santificare dopo la messa. E c’è chi lo fa con gli amici a tavola e chi invece con gli amici ma scalando una salita. Scelte. Così si parte alle 12.30 in punto, quasi mezzogiorno di fuoco. Perchè anche se su quel ramo del lago tanto caro al Manzoni magari il giorno prima ha piovuto, a luglio, ad agosto, in estate quando la strada va sù il caldo si fa sentire. Rivoli di sudore che ti bagnano la fronte e il casco. Bastano un paio di tornanti e si comincia a gocciolare. Così devi togliere gli occhiali perchè altrimenti gli occhi non si asciugano e il sudore te li fa bruciare. E non c’è modo di uscirne perchè se provi ad asciugarti con le mani bagnate bruciano ancora di più. Un piccolo tormento che si aggiunge a quello delle tue gambe che non hanno più la freschezza di qualche anno fa: non è che non vanno, è che non recuperano… In salita si va piano così hai tutto il tempo per sentire come si gonfiano, come si induriscono, come gridano ogni volta che ti alzi sui pedali per provare ad aumentare e dare un po’ di sollievo alla tua schiena. Scendi di due denti nel rapporto e spingi in piedi. Dieci, venti, trenta metri e poi di nuovo giù perchè il cuore sale e il fiato si fa improvvisamente cortissimo anche se provi a non farlo sentire a chi ti sta di fianco, a ruota… Il Ghisallo non finisce mai. Se poi lo prendi da Bellagio , come dice Luca, è ancora più duro e ancora più lungo. Così sembra. Però la strada è di quelle che danno soddisfazione. C’è gente che non capisce quanto possa essere dolce la fatica di una salita. Non sa che godimento c’è ad andar sù. Anche se piano, anche se a volte a zig zag. Non capisce che più è grande il tormento più sarà grande la soddisfazione. E’ un metabolismo malato che trasforma la sofferenza in gioia: roba da ciclisti… Dopo Guello la strada spiana. Un paio di chilometri di sù e giù e poi gli ultimi tornanti verso Magreglio dove c’è il santuario che ti aspetta. Un filo di vento, il sole caldo che fa risplendere il lago e il sudore che ti scende sulla schiena. Bevi e ascolti il silenzio. Una piccola magia…Perchè anche quassù l’ora migliore è quella di pranzo.