Dal nuoto al triathlon: quanto vale una telecronaca?
Può sembrare una battaglia di retroguardia. E forse lo è… Però guardando in questi giorni le telecronache Rai del nuoto, dell’atletica, di triathlon, degli europei in genere, viene da riflettere su quale sia alla fine il valore aggiunto che una telecroncaa può dare ad un evento sportivo. Anni fa, una rete inglese , aveva dato la possibilità ai telespettatori di godersi le partite della premier senza il commento del telecronista. Arrivavano solo gli effetti dello stadio, le urla dei giocatori in campo, dei tecnici in panchina e i fischi dell’arbitro. Proposta di un certo fascino, ma non fu un successo. Perchè una buona telecronaca, checchè se ne dica, può aggiungere molto ad una gara sportiva. Ognuno, a seconda dell’età, ha i suoi telecronisti. Nando Martellini, Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Franco Rosi. E poi Bruno Pizzul, Adriano De Zan, Bruno Gentili. Tra le sfide che hanno segnato la passione azzurra di molti c’è sicuramente la magica vittoria olimpica di Stefano Baldini ad Atene, un impresa enorme che venne suggellata da quel “Bravo, bravo, bravo!!! …” dell’ottimo Franco Bragagna che fa parte ormai di quella vittoria, come se fosse cucito addosso. Come quel grido di “campioni del mondo…” ripetuto per tre volte nell’82 al Bernabeu, o come quell’ “Andiamo tutti a Berlino…” di Fabio Caressa dopo la vittoria degli azzurri in semifinale sui tedeschi ai mondiali di calcio del 1996 in Germania. Impresa e racconto. Azione e parole che a volte si sposano in maniera perfetta e diventano tutt’uno. Si saldano in un’emozione che resta. Ma non vale sempre. Anzi, a volte succede il contrario e ciòè che siano proprio le parole, i silenzi o le imprecisioni de racconto ad affossare un evento spettacolare come è accaduto con la gara europea del triathlon a Glasgow. Magari non per colpa diretta di chi racconta che si trova a commentare immagini che gli arrivano in diretta sul circuito internazionale, senza la competenza di una disciplina tecnica e che non conosce, e senza l’aiuto di una spalla che gli toglie qualche castagna dal fuoco. Spalle che spesso fanno la differenza. Due esempi. Silvio Martinello, commentatore tecnico del ciclismo, che qualche anno fa si è ritrovato tra le mani o scomodo testimone passatogli da Davide Cassani che diventava ct della nazionale. Difficile far meglio, quasi impossibile. E invece il campione olimpico di Atlanta ha, un passo dopo l’altro, cancellato tutte le insicurezze, si è messo a studiare, è entrato in perfetta sintonia con Francesco Pancani ed oggi è sicuramente tra i migliori commentatori di ciclismo in circolazione. Stesso discorso per Luca Sacchi, bronzo olimpico nei 400 misti nel ’92 a Barcellona, e da anni voce tecnica del nostro nuoto al fianco di Tommaso Mecarozzi . Voce perfetta verrebbe da dire. L’ex azzurro, al di là di una competenza indiscutibile, racconta il nuoto con tempi televisivi perfetti, lo spiega a chi non lo conosce, legge le gare con una precisione e una capacità di analisi non comuni. Il nuoto, se si toglie l’adrenalina degli ultimi metri in un arrivo testa a testa, non è certo lo sport più spettacolare del mondo. Ma una grande telecronaca ti tiene attaccato al televisore. E non è poco…