Chase the sun, ricordo di Ferragosto…
Salti in bici nel giorno di Ferragosto, pensi a chi fa la coda in auto, pensi alle grigliate, pensi alle riviere, alle spiagge, al fatto che non è detto poi che in vacanza si debba per forza andare dove vanno tutti e pensi anche che Rimini, Riccione, la Liguria, Cesenatico, Marina di Tirrenia se non ci vai a luglio e agosto sono davvero un’altra cosa. E allora ti torna in mente che poche settimane fa a Cesenatico si stava comodi davvero e in giro c’erano più ciclisti che turisti. Che anche se fa rima sono due categorie diverse. Pensi al via alle cinque del mattino con 270 chilometri da pedalare per la Chase the sun, più una macchina del tempo che una sfida ciclistica, che ti riporta indietro nel tempo attraverso un’Italia piena di storia e di fascino. E basta un niente per tornare sulla spiaggia di Tirrenia in quel tramonto dolcissimo di fatica e di gioia per un tuffo, vestiti da ciclisti, che per chissà quale magia diventa il saldo di una fatica che in pochi possono capire…
Che poi, alla fine, è dolce anche l’acqua del mare. In bici da Cesenatico a Tirrenia, da una sponda all’altra, da un’Italia all’altra in una traversata che da qualsiasi altra parte del mondo sarebbe un coast to cost e da noi invece è il passaggio degli Appennini. Mondo in un mondo, conservato in un Paese di mezzo che tra Romagna e Toscana racconta la meraviglia e il silenzio dei luoghi. Chase the sun, insegui il sole, una pedalata infinita nella pancia di un Paese che qui nel mezzo è tutto da scoprire. Sono borghi, storie, facce, bar e trattorie che sfidano il tempo ed ogni logica di marketing. Sono i vecchi negozi di “alimentari” dove c’è ancora il telefono pubblico, i palazzi di Predappio dove una volta c’era “Lui” e nei negozi di souvenir un po’ c’è ancora, sono le focacce con la finocchiona e le tagliatelle al sugo di cinghiale. Cartoline da spedire a chi viaggia veloce, a chi passa e va e a chi non ha la pazienza di raccogliere le emozioni e riportarsele a casa. Chase the sun-Enervit è una sfida scritta in inglese perchè li è nata una decina di anni fa quando tre amici con la “fissa” della bici decisero di pedalare da Kent a Somerset per vedere chi andava più lontano. Inglese ma da un paio d’anni anche italiana per l’intuizione di Paolo Tagliacarne, il presidente del Turbolento cycling club, un gruppo di appassionati ciclisti ma anche tante altre cose che girano intorno: “Non è un gara e non vince nessuno- chiarisce poche ore prima della partenza- Anzi il primo che arriva perde e paga da bere a tutti….”. Centottanta al via. Si parte e si arriva inseguendo il sole, si fa fatica insieme, si pedala insieme, si pranza e si cena insieme. In treno con le bici nelle sacche verso Cesenatico, all’alba tra i canali del porto che si colorano di rosso, sulle strade bagnate dalla pioggia con le luci accese e i copertoncini che “scrocchiano” sui brecciolini, con le mantelline, gli zainetti agganciati sotto le selle o sulle spalle. Un “popolo” che s’incammina in fila indiana da Est ad Ovest. La bici è al centro ma è un’altra storia. Che muove la passione. Che muove le ruote. Che muove la voglia di fare amicizie perchè è un attimo intendersi quando la strada è la stessa, la voglia è la stessa. Non è una gara ma un’avventura sì. E anche un po’ impresa. Lo leggi sulle facce di chi arriva al bagno del Golf di Tirrenia che il senso è quello lì. Che quei 272 chilometri lasciati alla spalle sono un vanto, un bel trofeo da conservare nell’anima. Che dieci, dodici, quattordici ore sui pedali sono un bel credito da riscuotere per la propria autostima. Che servono a cancellare un po’ di scorie quotidiane, le grane, la routine. Che Firenze e Pisa come te le godi in bici mai nella vita. Che certe volte una bottiglia di acqua fredda è meglio dello Champagne. Che le salite dei tre Faggi e del Monte Serra hanno lasciato il segno. Anche dell’abbronzatura: braccia e gambe, una linea netta, da nascondere o da esibire a seconda dei luoghi. Strette di mano, pacche sulle spalle, occhi lucidi e sorrisi come quello di Paola Gianotti, pronto, contagioso, come la sua voglia di continuare a pedalare sulle strade del mondo e del Giro che quest’anno ha anticipato tappa dopo tappa con una bella campagna sulla sicurezza dei ciclisti. Stanchi e felici dal primo all’ultimo. Si scende dalla bici, si tolgono le scarpette con lo stesso identico sollievo con cui ci si sfilano gli scarponi da sci dopo una giornata sulle piste e si va soddisfatti verso il mare. E’ il tempo di un tuffo e di una birra con gli amici di avventura. Poi c’è solo la voglia di raccontarsela e riavvolgere il nastro per riassaporare una giornata che sembra la sceneggiatura di un bel film. E se, come diceva Confucio, “La strada verso la felicità non esiste…” la Chase the sun però è un’ottima indicazione…