New York, maratona “speciale”
Per un maratoneta correre a New York è il coronamento di un sogno che a volte ti fa nascere e rinascere. C’è sempre una maratona da conquistare ma ora la sfida è un’altra. Vale per i grandi campioni, vale per tutti. Vale per il professor Gabriele Rosa che nel mondo dell’atletica è un punto fermo. È il tecnico che ha scoperto gli atleti keniani, che ha insegnato loro che la corsa non era solo il cross, che li ha allenati e che li ha fatti vincere. Praticamente tutto e più di tutti. Con Paul Tergat, Martin Lel e il compianto Samuel Wanjiru, solo per citarne tre, ha dominato gli ultimi tre lustri nella storia delle 42 chilometri nel pianeta, ha vinto olimpiadi, titoli mondiali, ha trionfato a New York, a Boston, a Londra e Berlino. E ora ricomincia. Ma sono atleti specialissimi quelli che il 4 novembre porterà al via di State Island: sei ragazzi che convivono con la sindrome di Down. Non solo. Con loro ci saranno gli atleti del Grana Padano Dream Run, due runner con la disabilità visiva e il gruppo di ospiti della comunità di San Patrignano che ormai da quattro anni hanno l’opportunità di misurarsi con la sfida sportiva newyorkese. «Già lo scorso anno ero al traguardo non per aspettare gli atleti top ma questi ragazzi- spiega Rosa- Li aspetterò dal primo all’ultimo, sono meravigliosi e sono capaci di darmi una grande emozione». Al via Diego Zannier che correrà con il fratello Luca, Alessandro Amato che sarà accompagnato da mamma Cecilia e gli altri tre atleti del team, Maria Bresciani, campionessa di nuoto di Cremona che sarà accompagnata dalla sorella, Lorenzo Zulberti di Riva del Garda che avrà al fianco suo padre e Andrea Degli Esposti con la sorella. Con loro ci sarà il veterano Niccolò Vallese di Albergo Etico di Asti, alla sua terza maratona, supportato da Alex Toselli, presidente della Cooperativa sociale Download – Albergo Etico. Il Grana Padano Dream Run porterà invece a New York i due bresciani Luigi Bertanza e Marco Zingarelli le con loro guide, Mattia Di Beo e Alessandro Zani. «Perché siamo legati a New York e perchè ci portiamo questi ragazzi?- spiega Rosa- Perché questa maratona è un sogno per tutti ed è un valore aggiunto se uno vuole dare risonanza a ciò che fa. Diventa così testimonianza di come l’atletica e lo sport possano diventare prevenzione, terapia e recupero».