Passaporto biologico: da ematocrito e steroidi al tracciato endocrinologico
Sono iniziati questa mattina a Roma i lavori del simposio scientifico, co-organizzato dall’Agenzia Mondiale Antidoping (World Anti Doping Agency, WADA) e dalla Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI). All’Hotel Parco dei Principi a Roma si sono ritrovati i massimi esperti mondiali per discutere le strategie di controllo antidoping basate sul passaporto biologico dell’atleta (Athlete Biological Passport, ABP). Tra le autorità che hanno portato il proprio saluto di benvenuto ai 250 delegati provenienti da oltre 70 nazioni, il Presidente del CONI, Giovanni Malagò, il Direttore Generale per la Ricerca del Ministero della Salute, Giovanni Leonardi, e il Presidente di NADO Italia, l’organizzazione nazionale antidoping, Leonardo Gallitelli. L’idea base del convegno, che si concluderà mercoledì è quella di concentrare, per la prima volta in un unico evento scientifico, le competenze di tutti i soggetti coinvolti nelle diverse aree in cui si articola il passaporto biologico: «L’obiettivo che ci siamo prefissi – ha spiegato i direttore scientifico della WADA, Olivier Rabin – è quello di armonizzare le analisi di tutti i Paesi in tutti i laboratori. Il passaporto biologico è partito con l’ematocrito, per poi passare allo profilo steroideo dell’atleta e ora si sta lavorando all’aspetto endocrinologico che contiamo di mettere a punto nel 2019».