Bici e pedoni sui Navigli: nuove regole per le alzaie
Le alzaie dei Navigli sono sempre più frequentate da pedoni, gente che passeggia, che corre e che pedala. Un’opportunità formidabile sia dal punto di vista ambientale sia da quello turistico che in questi ultimi anni è cresciuta in modo esponenziale. Da Milano a Corsico, ad Abbiategrasso fino a Bereguardo e Turbigo queste vie sono una valvola di sfogo straordinaria per chi vuole fare sport ma anche per chi semplicemente vuole uscire dalla città per una gita senza usare l’auto.
Sicurezza: 14 morti. C’è però un problema sicurezza che ogni tanto torna d’ attualità e che quest’anno, secondo i dati del consorzio Villoresi che gestisce l’interno sistema dei navigli milanesi Grande e Pavese compresi, riguarda 14 decessi avvenuti per incidenti, per comportamenti avventati di persone che hanno fatto il bagno dove non si poteva, che si sono gettate in acqua per seguire i propri animali sfuggiti al controllo, per malori, per cadute accidentali che riguardano anche cicloturisti ed escursionisti. «Quello della sicurezza delle nostre alzaie è un tema centrale- ha spiegato nei giorni scorsi il presidente del Consorzio Villoresi Alessandro Folli in una riunione che ha coinvolto molti dei Comuni bagnati di Navigli- Ma la questione prima di tutto è di natura culturale ed educativa. Si tratta di una sfida che intendiamo affrontare insieme alle amministrazioni locali».
Nessuna chiusura o blindature in vista. Non è pensabile. Ma è allo studio una importante operazione per cercare di responsabilizzare sia le amministrazioni interessate sia chi utilizza le alzaie ad un uso più responsabile. Il problema è la convivenza tra le varie forme di mobilità pedonale, cicloturistica, ciclistico-sportiva, agricola che, soprattutto nei fine settimana, si ritrovano a convivere.
Il Consorzio intanto ha presentato i nuovi cartelli in quattro lingue che saranno affissi dal prossimo mese di gennaio lungo l’Alzaia del Naviglio Grande: «Si tratta di un ennesimo tentativo per ribadire una volta di più che le alzaie non sono piste ciclabili- spiega Folli- Chi fruisce di questi percorsi ciclo-pedonali lo deve fare osservando precise regole e, soprattutto, nel rispetto della sicurezza propria e altrui».
Un primo passo che va nella direzione del Piano della Mobilità Ciclistica della Lombardia che nella progettazione delle ciclovie si ispira a quello che è in buona sostanza il principio di catalogazione adottato dai consorzi montani per le piste da sci e ciòè la classificazione colorata dei percorsi che allertano sul grado percorribilità e di difficoltà che si incontra durante la pedalata. Non solo. In progetto anche la maggiore diffusione di sistemi di salvataggio come corde o scalette per risalire in caso di caduta in acqua, con cui allestire i tratti di alzaia più esposti al pericolo di incidenti.