Non basta una giornata per parlare di bici
Oggi è la giornata mondiale della bicicletta. Per quel che vale, sinceramente, basterebbe un chissenefrega a liquidarla. Perchè parlare di bici o celebrare la bici un giorno l’anno a che serve? La bici c’è, la mobilità ciclistica cresce, non parimenti una cultura del rispetto che si costruisce giorno per giorno, minuto per minuto. Comunque al di là del fatto che da ormai qualche anno si immatricolano più bici che auto, c’è sempre più gente che usa la bicicletta per muoversi nelle città ma soprattutto per andare in vacanza. É una scelta, forse anche una filosofia che all’estero è un fenomeno consolidato dalla Germania, all’Olanda dalla Francia al Belgio e da noi comincia a crescere. Però suona strano che un Paese a vocazione turistica come il nostro faccia ancora fatica ad intercettare un movimento turistico che muove ormai un business miliardario in settori differenti. I dati parlano chiaro visto che secondo Unioncamere, questo settore ormai conta 42 milioni di presenze e un impatto economico di quasi 5 miliardi di euro ogni anno. La bici, e le vacanze in bici, stanno diventando uno straordinario strumento di promozione e marketing del nostro bel Paese. Questo fa sì che tanti luoghi, magari poco conosciuti dal grande pubblico, vengano visti e apprezzati in un «viaggiare lento» che sembra perfetto per scoprire itinerari fuori rotta dalla Romagna alle Dolomiti, dall’Umbria alla Lombardia. Diventano sempre più numerosi i chilometri di percorsi segnati e ciclopedonali e sono sempre di più i vecchi tragitti delle linee ferroviarie dismesse che si trasformano in percorsi. Tanti gli esempi: in Calabria la ex ferrovia Crotone-Petilia-Policastro, alla scoperta della biodiversità del Marchesato Crotonese, in Lombardia i 12 chilometri della Saronno-Seregno,la Arcisate-Stabio o il tratto lungo la linea Varese-Porto Ceresio dove si può ammirare la bellezza della Valle della Bevera. E ancora in Umbria i 51 meravigliosi chilometri della Spoleto-Norcia restaurati e recuperati dopo quasi mezzo secolo di abbandono e in Veneto il tratto costruito dall’esercito nel ‘900 per trasportare le truppe da Treviso fino ad Ostiglia nel Mantovano. Ma progetti ci sono anche in Piemonte, in Sardegna e in Abruzzo e Molise sulla tratta Sulmona-Carpinone-Isernia che unisce la bellezza di paesaggi unici e panorami mozzafiato dagli altopiani abruzzesi alle montagne del Parco nazionale della Majella. E si potrebbe continuare. Crescono i percorsi e aumentano anche i privati che scommettono su un turismo che funziona e che rende. Così molti hotel diventano Bike hotel, molti agriturismi diventano «amici dei ciclisti», molte strutture puntano sull’accoglienza alle due ruote con una serie di servizi che vanno dall’ospitalità, alle officine, ai punti di lavaggio, alle colazioni e ai menu pensati apposta per chi pedala. O entrando a far parte di progetti e circuiti dedicati alle due ruote. E’ la bikeconomy che ci vede,come spesso capita un po’ in ritardo, ma che comincia a suscitare interesse anche dalle nostre parti. Anche perchè intorno a chi pedala ci sono tante aziende che si muovono e non solo quelle che vendono bici ma anche accessori, abbigliamento, turismo. Sulla bici, sulla mobilità e sul cicloturismo bisognerebbe puntare, investire e parlarne tutti i giorni dell’anno. Non solo oggi