Chase the sun, da un mare all’altro per essere felici…
Eduardo apre e chiude. Come il sole che sorge e tramonta e per un giorno, quello più lungo, tocca inseguirlo, pedalando da un mare all’altro da una parte all’altra di un’Italia che sta nel mezzo e lì si conserva bella come il sole. Appunto. Eduardo apre e chiude perchè spiega a tutti quelli che arrivano a Cesenatico cosa sarà questa Chase The sun ed è l’ultimo a finirla raccogliendo chi è rimasto per strada, chi se l’è presa troppo con comodo, chi si è perso e chi non ce la fa più. Che ci si pensi, prima o dopo, questa “roba” qui ti resta dentro. E capita a chi non l’hai mai fatta perchè non sa bene cosa l’ aspetta, a chi torna e pensa di ritrovare le stesse emozioni dell’anno prima e invece ne trova altre, completamente diverse. Ma sono brividi lo stesso, sono nuove facce, nuovi discorsi, nuove tracce e nuove scoperte… Duecentosettantanove chilometri che si fa fatica anche a scriverli, scollinando un Appennino, passando Pisa e Firenze fino a Tirrenia, sull’altro mare che resta un’impresa per tutti quelli che hanno le gambe allenate e il coraggio di mettersi in sella. Roba da fare in treno più che in bici. “Per la Madosca…Roba da matti” dicono con un bell’accento romagnolo in un bar sulla strada di Predappio dove, nell’antibagno fanno bella mostra di sè un’antica poltrona da barbiere e un vecchio Gs 80 della Bmw perfetto come solo quella moto sa ancora essere. Più capitani coraggiosi che eroi però… In trecento giovani (non tutti) e forti che a Sapri non portò benissimo e qui invece, con lo stesso spirito risorgimentale, porta tutti all’inseguimento del sole prima che tramonti. Fascino di un’idea, di una traversata che per noi è il passaggio degli Appennini e per i tanti inglesi al via invece è un coast to coast. Vuoi mettere? Facce accese, vive, che sfidano il sonno, da sveglie puntate alle tre e mezzo, da colazioni impossibili, da gente che si incrocia con i tacchi e le minigonne di chi ha appena finito di ballare. Facce sconosciute e facce note che si danno appuntamento di anno in anno ed è come se il tempo si fosse fermato lì. Facce incoscienti o forse sagge, di gente capace comunque di cogliere l’attimo che ad ogni età può avere il sapore dolciastro di un gel, di una focaccia con la finocchiona o di un piatto di tagliatelle col cinghiale. Basta scegliere. Ma soprattutto basta volere. Così si parte e si fa ciò che la sera prima ha detto Eduardo. Nell’alba di Cesenatico, mentre i pescherecci lasciano il porto canale prendendo il largo per una giornata di lavoro, si accendono le luci rosse che avvisano che c’è un modo che sulle strade pedala, si legano i fiocchetti rossi sotto i sellini e si saluta un mare per cercarne un altro guardando l’orizzonte verso le montagne dove il cielo non promette nulla di buono. Piove, non piove, pioverà…Si capisce dall’odore inconfondibile delle prime goccioline sull’asfalto che non ci sarà scampo. E infatti diluvia sulle salite verso Predappio, sulle magiche strade silenziose del Casentino, con l’acqua che cola dal casco e diventa salata mischiandosi al sudore. Che poi è un attimo. Ci si abitua all’acqua, al freddo, alle discese ardite e al sole che torna, ti asciuga, ti cuoce e ritorna a farti sudare. Serve pazienza per arrivare al mare. Serve prendersi il tempo che serve. Passano ore e chilometri, le facce che hai visto di sfuggita all’alba si fanno più familiari, perchè la strada è la stessa e così ci si trova, ci si ritrova, ci si ferma e si riparte. Stessa infinita fatica, stessa meta, stessi luoghi: la focaccia al Bar del Cavallino, la foto davanti a Pontevecchio, la coca-cola al chiosco del parco delle Cascine, le tagliatelle al Pinone, l’ultimo ristoro al bar dell’Angolo prima di salire sul Monte Serra, la torre di Pisa, la strada verso Tirrenia. Fine, finalmente o forse peccato. Magia di una gara che non è una gara ma la perfetta via di mezzo per chi ama pedalare senza l’assillo di tempi e classifiche ma con la sensazione immanente di essere il protagonista di qualcosa di formidabile. Ci sono corse e corse. Questa è un’altra corsa, ma soprattutto un’altra cosa. E basta guardare le facce abbronzate e soddisfatte a cena, quando si tirano le somme e i racconti si inseguono come come le pinte di birra. Ognuno ha la sua storia e così la notte di Tirrenia diventa suadente come quella di Cesenatico. La fatica è solo un ricordo che dolcemente indolenzisce le gambe, si riavvolge il nastro di una giornata che sembra la sceneggiatura di un film. E se, come diceva Confucio, “La strada verso la felicità non esiste…” la Chase the sun però è un’ottima indicazione. Ma questo Eduardo non ce l’aveva detto…