Dal Vigorelli al Ghisallo: il profumo del ciclismo
Quando il ciclismo profuma lo capisci al volo. E dal Vigorelli al Ghisallo c’è profumo di buono. Che non è il profumo del legno, dei listelli che han fatto la storia. Non è il profumo antico della lana grossa delle maglie rosa che stanno giù dalla seconda rampa nel museo di Magreglio. Non solo quello almeno. La Vigorelli-Ghisallo profuma di ciclismo perchè è un atto d’amore, un omaggio disinteressato ad uno sport popolare che sa apprezzare la fatica di chi pedala ma anche di chi si fa in quattro per permettere agli altri di pedalare magari perdendoci il sonno. La differenza è quasi tutta qui. E quando il ciclismo profuma di buono lo capisci al volo perchè è lontano dalle logiche del business, perchè ti dà tutto ciò che ha e tutto ciò che può, perchè ti mette a tuo agio. Allora c’è ciclismo quando entri al Vigorelli e resti per un po’ imbambolato a guardarti attorno anche se non è la prima volta, anche se non è cambiato nulla o forse proprio per quello. C’è ciclismo quando trovi il camioncino della Faema che ti offre un caffè che non è solo quello perchè quel caffè la storia l’ha scritta sulle maglie di Eddy Merckx. E lo sanno tutti. C’è ciclismo quando ti ritrovi fianco a fianco a campioni olimpici e mondiali, a vincitori di Giri d’Italia, a direttori sportivi, quando ti superano le ammiraglie della Mitchelton Scott, della Trek, della Deceuninck-Quick Step. C’è tanto ciclismo quando lasci il Velodromo e pedali verso il Ghisallo che non sono 70 0 90 chilometri, sono un’idea affascinante, un viaggio che mette insieme un sacco di cose, una piccola avventura a pedali che ognuno scrive come vuole, con una bici da diecimila euro ma anche con il “cancello” del cuore o con una bici da passeggio che sembra impossibile e invece si può. Tutti uguali, qui funziona così: basta esserci, basta pedalare anche se piove, anche se diluvia, sei hai mani e piedi zuppi, se qualche auto ti fa il pelo. C’è ciclismo nelle facce, nelle gambe, nei racconti di chi non conosci, di chi incontri, di chi rivedi e magari non te l’aspettavi. C’è ciclismo quando ti avvicini al Ghisallo, quando sali tornante su tornante, quando arrivi in cima ed entri in quella chiesetta dove ci sono le bici di Fausto, Gino e Felice… C’è ciclismo quando scendi le scale del Museo che è un gioiello tra le montagne ma che forse neppure Fiorenzo Magni sognava così ben allestito, organizzato e ben tenuto. C’è ciclismo e c’è passione che non è scontato: e infatti si vede. C’è ciclismo in un panino al prosciutto, in un piatto di riso, in una birra e in un cappellino nero che vale quel che vale ma è molto di più di ciò che sembra. Perchè è il pensiero che conta, così si dice… In realtà dà il senso a una giornata dove anche la pioggia profuma di buono.