L’anima d’acciaio di Columbus
C’è un’anima d’acciaio che attraversa e tiene insieme la storia del ciclismo. E non solo del ciclismo. Che tiene insieme la storia d’impresa ed anche del nostro Paese.
C’è un’anima d’acciaio che ha il marchio inconfondibile di Columbus, undici tubi che servono per costruire il telaio di una bicicletta e su cui hanno pedalato e vinto grandi squadre e grandi campioni come Fausto Coppi, Gino Bartali, Jacques Anquetil, Ole Ritter, Felice Gimondi, Eddie Merckx, Roger De Vlaeminck, Francesco Moser, Marco Pantani, Andrew Hampsten e Moreno Argentin dai grandi giri ai Record dell’ora alle grandi classiche monumento.
Tubi che compiono un secolo, che raccontano com’era e cos’è diventata la metallurgia che a volte si trasforma in arte e design con un serie di prodotti finiti usciti dall’azienda di Lambrate che hanno lasciato il segno in svariati settori, dai mezzi di trasporto all’arredamento. Cento anni di una storia imprenditoriale unica cominciata nel 1919 in via Stradella a Milano e poi nello storico stabilimento di Lambrate quando Angelo Luigi Colombo, dopo aver fatto esperienza in un’azienda metallurgica milanese, decise di mettersi in proprio per costruire tubi di ferro e d’acciaio trafilati a freddo destinati agli usi ciclistici e poi per mobili in acciaio cromati e poi ancora per telai metallici e tubi impiegati nell’industria aeronautica. Un viaggio infinito tra imprenditoria e creatività che non si è mai interrotto e che, dopo il passaggio di testimone al figlio Antonio, è continuato e continua.
Una storia raccontata da quattro mostre esito di studi e ricostruzioni resi possibili anche grazie ai materiali presenti nel ricco Archivio storico Columbus che documentano un mondo multiforme nei differenti ambiti progettuali e produttivi. «Columbus continuum», dopo l’esposizione dedicata a i mobili e ai tubi metallici, propone dal 20 novembre al 18 gennaio negli spazi della Galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea in via Solferino 44 «Anima d’acciaio, Columbus e il design della bicicletta» a cura di Francesca Luzzana e Federico Stanzani.
E’ un ideale percorso dell’innovazione tecnologica dell’ultimo secolo che racconta quale sia stato il contributo che l’azienda milanese ha dato all’evoluzione della bicicletta, aprendo inedite possibilità in termini di materiale, leggerezza, progettazione, design e realizzazione. Dai primi tubi rinforzati in acciaio cromo ai primi bracci di forcella ellittici lavorati a freddo. Dagli oggetti, ai cataloghi, alle pubblicità, alla letteratura grigia, alle maglie ai cappellini. L’altra sezione di «Anima d’acciaio» ospita i pezzi «fuori concorso»: biciclette, telai, macchinari, strumenti di lavoro e oggetti celebrativi ed evocativi. «Ambizione di questa seconda mostra della rassegna Columbus Continuum- spiegano gli organizzatori- è svelare come l’anima d’acciaio attraversi metaforicamente ma anche fisicamente la storia del ciclismo e la storia dell’impresa, d’Italia e finanche del mondo: nei mezzi, nel pensiero e nelle produzioni. Un ringraziamento particolare va agli enti, alle istituzioni museali, alle aziende, ai privati e agli amici più in generale di Columbus che hanno contribuito con passione, generosità e competenza alla composizione». A Chiudere «Columbus continuum» saranno a febbraio la mostra «Dentro il tubo, Columbus e l’innovazione tecnologica nella produzione di tubi speciali» a cura di Paolo Erzegovesi e Alberto Bassi e a marzo «Traguardo volante, Columbus e Cinelli tra arte e bicicletta» a cura di Luca Beatrice.