Stefano e Giulia, nel deserto con una carrozzina
Due giorni fa, alle prime luci dell’alba, dopo aver raggiunto a Foum Zguid, l’avevano attraversato per poi dirigersi verso sud, camminando lungo una vallata fino a superare il massiccio montuoso Jebel Bani. Poi, raggiunto l’altro versante del Jebel Bani, si erano diretti verso est, in direzione del Lago Iriki dove sono arrivati ieri. È partita tre giorni fa la grande avventura di Stefano Miglietti, 53 anni bresciano, e Giulia Scovoli 28enne di Lumezzane, nel deserto di Taragalte (nella foto di Daniel Modina), nell’estremo sud-est del Marocco. «Rajil Cra», l’uomo che corre, così lo chiamano i tuareg che lo hanno seguito nelle sue interminabili traversate tra le sabbie dei deserti, questa volta non è solo. La sua ultima sfida, «Proviamoci insieme», ha deciso di condividerla con Giulia che, pur riuscendo a camminare in autonomia, è nata con la spina bifida e presenta una lieve disabilità fisica alle gambe. Un uomo, una donna e una carrozzina speciale con ruote larghe da mountainbike per non affondare nella sabbia in una avventura lunga oltre 400 chilometri sulle di piste di roccia e tra le distese di sabbia che separano l’oasi di Zagora, da dove sono partiti, e quella di M’Hamid el Gizlane a 5 km dall’Algeria. Sfida nella sfida per dimostrare che ogni barriera può essere abbattuta e che, come tutte le sfide di Miglietti, avrà una finalità benefica perché servirà a sostenere le associazioni Valtrompiacuore ed Esa, Educazione alla salute attiva. «Volevo condividere la mia nuova avventura con qualcuno – ha raccontato Miglietti pochi giorni fa alla vigilia della partenza – così quando io e Giulia ci siamo incontrati ci siamo subito intesi: le ho proposto di attraversare un deserto e lei ha accettato senza esitazione. Anche se non l’ho proprio invitata a fare una passeggiata in centro».
Un viaggio lunghissimo e faticoso. Perché attraversare un deserto non è mai uno scherzo, perché questa volta Miglietti dovrà trainare un peso complessivo di oltre 80 chili e perché Giulia dovrà restare a lungo seduta sulla carrozzina, anche fino a 15 ore al giorno. I due dovranno fare i conti con la fatica, con le difficoltà di un terreno insidioso che obbligherà l’ultrarunner bresciano, seguito anche in questa avventura dal Marathon Center del dottor Gabriele Rosa, non solo a trainare la carrozzina ma in alcuni tratti anche a spingerla e soprattutto costringerà Giulia ad uno stress non da poco per via delle continua sollecitazioni alla schiena. L’imprenditore bresciano, sposato con tre figli, non è nuovo ad imprese estreme ed è passato con disinvoltura dalle traversate sahariane a quelle nei ghiacci nei luoghi più freddi del pianeta: nel 2003 ha percorso 160 chilometri sui ghiacci dell’Alaska nella «Susitna 100» e nello stesso anno è stato il primo uomo ad attraversare da solo il deserto del Murzuq, 380 chilometri e 12mila metri di dislivello percorsi in sei giorni. Poi la sfida al «grande mare di sabbia» dell’Egitto, oltre 500 km in uno dei deserti più insidiosi dell’Africa dall’oasi di Farafra a quella di Siwa in completa autonomia. Un viaggio ai limiti, mai provato da nessuno seguendo le tracce di quell’armata di 50mila uomini guidata da Cambise che nel 523 a.c. scomparve inghiottita da una tempesta di sabbia.
Miglietti nel 2011 ha percorso 421 chilometri non stop in 52 ore nella supermaratona del deserto del Sahara e l’anno scorso ha attraversato mettendoli insieme quattro deserti di sabbia, quello di Ezzahar, di Smar, di Chegaga e Lihoudi e gli altopiani rocciosi di Zguid e M’Hamid. Ora con Giulia è ripartito per spiegare che le barriere si possono abbattere e che con la tenacia e un amico al fianco, si può superare qualsiasi limite.