Salta il Gala d’atletica e Milano fa la solita figuraccia
Milano è la città dove si vive meglio. Così da qualche anno dicono le classifiche. Milano è la città più europea d’Italia, la più glamour, la più ricca, trendy e quella che offre le migliori opportunità. Milano è anche la città che con Cortina si è candidata ad ospitare le prossime olimpiadi invernali del 2026. Tutto vero ma Milano è anche la città che da anni ormai non è più in grado di ospitare un evento sportivo internazionale che uno come un meeting di atletica, di nuoto, una sei giorni ciclistica, un campionato indoor. Nulla di nulla. Quando si parla di sport che non sia il calcio la città resta tristemente al palo evidenziando una carenza di strutture a dir poco imbarazzante. E la prova è che anche questa volta sarà lo stadio San Paolo di Napoli a ospitare l’edizione 2020 del Golden Gala Pietro Mennea, quinta tappa della Wanda Diamond League, il principale circuito internazionale di atletica leggera. La notizia era nell’aria ma ora l’ufficialità è data da un comunicato della Fidal, la Federazione italiana di artletica leggera, che annuncia che giovedì 28 maggio le star mondiali si sfideranno sulla rinnovata pista azzurra e sulle pedane dell’impianto partenopeo che nello scorso luglio è tornato a respirare aria d’atletica ospitando le Universiadi, dopo essere stato oggetto di una profonda opera di restyling che ha restituito uno stadio all’avanguardia e pronto a organizzare eventi su scala internazionale. Alla faccia delle classifiche (e dei luoghi comuni) che vedono la città partenopea arrancare in retroguardia. E così mentre qui ci si appassionava tanto a discutere se abbattere San Siro, ristrutturarlo o costruirne uno tutto nuovo, sotto l’ombra del Vesuvio hanno rifatto piste, tribune e piscine olimpioniche. La volontà della Federazione era quella di riportare la grande atletica internazionale in un impianto storico come l’Arena. Sono stati avviati i lavori di ristrutturazione della pista e delle pedane ma tra i problemi principali da fronteggiare, per garantire gli standard richiesti dalla Diamond League e nel rispetto dei vincoli di Soprintendenza ai quali è sottoposta l’Arena, c’erano l’adeguamento dell’impianto di illuminazione, l’ampliamento della tribuna stampa e la rimozione di ampi tratti della cancellata storica che circonda la pista. «Soluzioni da trovare ed elevati costi da affrontare anche per le altre strutture di servizio- recita il comunicato della Fidal- hanno convinto Federazione e Comune di Milano che, nonostante tutti gli sforzi, fosse alto il rischio di non terminare gli interventi in tempo utile». È la quarta volta in quarant’anni (dopo il 1988 a Verona, il 1989 a Pescara e il 1990 a Bologna) che il meeting non si terrà allo stadio Olimpico di Roma, temporaneamente indisponibile per consentire gli interventi di adeguamento in vista dei Campionati Europei di calcio. Milano per un po’ ha accarezzato il sogno ma poi ha alzato bandiera bianca. La solita brutta figura in una città che ha impianti sportivi di serie B ma che non sembra curarsene più di tanto tutta presa com’è a discutere di Conte, di Ibra, del nuovo stadio e del business di volumetrie, alberghi e centri commerciali che si porterebbe in dote.