Brera, una storia ( e un premio) che non finisce più
Gianni Brera è una storia che non finisce più. Basta leggerlo ( e rileggerlo) per rendersene conto. Il Premio Gianni Brera che dal 2001 promuove gli insegnamenti e la memoria di «GiuanfuCarlo» e assegna da diciannove anni un Trofeo agli sportivi che lo sport lo intendono come lo intendeva lui, un pezzo di storia lo sta diventando. Martedì scorso al Teatro Dal Verme a Milano è il rito si è rinnovato. Ormai una tradizione che porta sul palco campioni ma anche racconti e storie di sportivi e di imprese che di solito trovano poco spazio sui giornali e in tv. Chi passa da queste parti è perchè ha lasciato un segno, ha fatto qualcosa di importante. Ideato dal Circolo Culturale I Navigli, il «Premio Gianni Brera» è nato con l’intento di promuovere nel tempo gli insegnamenti e la memoria di quel grande scrittore del nostro tempo che fu Brera affinché continuasse negli anni a essere di esempio e ispirazione. Brera, scomparso nel dicembre del 1992, ha lasciato in eredità articoli memorabili, la sua è stata una scrittura che ha raccontato lo sport come dovrebbe essere, come uno se lo immagina, inventandosi parole nuove, adattando alla poesia di un gesto quella di un racconto che è poi diventato storia della letteratura. Con lui gli italiani hanno imparato a conoscere parole come melina, contropiede, libero, atipico, pretattica. Sudore, fatica, gambe e cuore erano aggettivi che nei suoi racconti di futbol non mancavano mai e che bisognava mettere sul campo. E infatti più Riva che Rivera, più Bearzot che Sacchi, più mediani che mezzeali. Brera sapeva cogliere magia ed essenza dello sport, il senso più profondo, sapeva raccontare le emozioni andando oltre la cronaca. Fu con Brera che gli articoli diventano anche commento tecnico, che il giornalista diventa anche un po’ allenatore e avventurandosi a a parlare di tattica, di marcature e di moduli con cui schierare le squadre in campo. E non furono solo racconti di calcio, ma anche di ciclismo, di atletica di tutto un mondo su cui lasciò una firma indelebile. Poche sere fa al Dal Verme sono saliti in tanti sul palco per raccontare una storia che continua. Da Beppe Marotta a Emilio Butragueno a Guillermo Amor a rappresentare Inter, Real Madrid e Barcellona, uniche squadre in Europa insieme con i baschi dell’Atletico Bilbao a non essere mai retrocesse in serie B. Dal Settebello della pallanuoto lo scorso anno campione del mondo a Milena Bertolini, ct della nazionale azzurra femminile che lo scorso anno è arrivata ni quarti del mondiale eliminata solo dalla fortissima Olanda. Da Oney Tapia, discobolo campione paralimpico a Josè Altafini indimenticato bomber dei tempi andati e una delle prime voci tecniche delle telecronache di calcio in tv, a Giorgio Martino primo telecronista Rai del calcio a colori in tv e del ciclismo a fianco di Adriano Dezan.