#Iorestoacasa, ma questo incubo non è colpa di chi corre…
Restiamo a casa. E ci mancherebbe. Anzi facciamo anche di più perchè basta vedere Milano o altre città in questi giorni e si capisce che il popolo “bue” forse tanto bue non è, perchè un deserto così davvero non si è mai visto. Però si punta il dito verso un manipolo di indisciplinati e menefreghisti per dare la croce addosso anche a chi sta alle regole. Sarebbe bello vedere le percentuali di chi se ne frega e di chi obbedisce…Ma tant’è. Serviva un capro espiatorio a cui dare la colpa di morti e feriti in battaglia e l’abbiamo trovato in fretta. Colpa dei runner, colpa di chi improvvisamente sente l’esigenza di farsi una corsetta in un parco, in un bosco, in una strada dove non c’è anima viva. Colpa anche dei ciclisti che, tanto per non sbagliare, qualche colpa ce l’hanno sempre. Colpa del buonsenso che non c’è. Forse. Chi scrive, come la maggiorparte di chi fa sport, in questi giorni corre sui tapis roulant in garage, pedala sui rulli o per passare il tempo fa manutenzione a mozzi e pignoni. Nessun dubbio. Però si può dire che mi fa ribrezzo il coprifuoco, che mi ricorda la guerra quando si coprivano i fuochi per non farsi scorgere dai nemici, e l’idea di essere obbligato in casa per settimane e forse più mi fa tornare i mente i regimi militari come quello di Pinochet? Si, ancora si può dire per fortuna anche se, da liberale che rispetta le leggi, “obbedisco”. Se si deve fare si fa, poche storie, anche se sarebbe il caso che qualche studioso ammonisse sui pericoli del divieto di fare sport, sui rischi, sulle conseguenze emotive e psicologiche che riguardano la popolazione, cercando di calcolare, se fosse possibile, i vantaggi e gli svantaggi. Però è divertente vedere la rabbia e il rancore che suscitano quattro, dieci, cento anche mille se si vuole “indisciplinati” che escono a correre. Sono i colpevoli di questo incubo che si sta vivendo e li abbiamo trovati in fretta. E pazienza se siamo un Paese che (nonostante le chiacchiere) lo smart working di fatto ancora non sa cosa sia e che ancora oggi, domani e dopodomani obbliga la maggiorparte dei suoi lavoratori ad andare al lavoro rischiando il contagio e forse la pelle. E poco importa se tutta questa gente, e ancora peggio chi sta eroicamente “combattendo” in ospedali e terapie intensive non abbia protezioni e mascherine. E poco importa ancora se a Milano ( a Milano!!!) nonostante i divieti, gli appelli a stare a casa, le metropolitane siano zeppe di persone perchè si è pensato bene di tagliare le corse che invece in una emergenza simile forse andavano raddoppiate. E pazienza se siamo un Paese che negli ultimi lustri ha massacrato la sua sanità pubblica pensando che fosse un lusso e facendola diventare un business non sempre trasparente. Si potrebbe continuare, ma non serve, tanto la colpa di tutto ciò è di chi, rispettando norme e distanze, decide nonostante tutto di farsi una corsetta. Pochi, però bastano anche se poi il resto del mondo sta alle regole, ordinato e rispettoso. Dura lex sed lex, osservata non solo nel suo valore sanzionatorio ma anche nella sua ratio. Ma serve a poco. Ormai è deciso: il dramma che stiamo vivendo è tutta colpa dei runner. E bisogna farsene una ragione…