Il virus non mette in pericolo lo sport ma le nostre libertà
Che poi a pensarci bene lo sport non è il problema. Se si rimandano i Giochi olimpici si può fermare tutto il resto. Il problema non è lo sport, non sono le maratone che non si correranno, i Giri e i Tour che chissà quando si faranno, il campionato di calcio congelato in attesa che qualcuno prenda una decisione. Lo sport in questa storia è un falso problema perchè nello stato di emergenza che stiamo vivendo la tutela della salute viene prima di tutto. Prima le persone, potrebbe essere il nuovo slogan. Prima la vita poi a seguire tutto il resto. E dopo la vita vengono le nostre libertà che mai come in questo momento storico hanno subito restrizioni così importanti. Certo la situazione impone una stretta. Impone che tutti restino il più possibile a casa. Impone una serie di controlli che dai posti di blocco, alla verifica dei tracciati dei cellulari, ai droni che volano sui parchi qualche brivido sulla schiena lo fanno scorrere. Di fatto siamo un popolo agli “arresti domiciliari” che forse è una parola grossa ma rende l’idea del disagio. Ebbene in questa condizione così delicata tutti dovrebbero seguire il più possibile prassi e protocolli che, in buona sostanza, sono la garanzia che nulla degeneri. Che non degeneri ad esempio la nostra democrazia che proprio su forme e contrappesi fonda la sua solidità. La nostra Costituzione all’articolo 16 prevede limitazioni di movimento per motivi di sanità e di sicurezza. Ma prevede anche procedure specifiche che regolano lo stato di emergenza e che cozzano con l’aggrovigliarsi di decreti che in questi giorni sovrappongono disposizioni del presidente del consiglio, del ministro della salute e della regione. C’è poi l’allerta lanciato in queste ore da diversi costituzionalisti sul ricorso eccessivo ai DPCM, sul ruolo del Parlamento come supremo organo legislativo e, parallelamente, sui rischi che potrebbero derivare dall’accentramento del potere di intervento nelle mani del solo presidente del Consiglio. Non solo. Sarebbe ottima cosa poi che per comunicare ai cittadini cosa devono e non devono fare e come possono muoversi non si usassero le dirette di Facebook ma i canali istituzionali. Che non è solo un fatto formale, ma anche di garanzia: se ci devono dire che dobbiamo stare a casa e non muoverci ci sentiremmo tutti più tranquilli se non ci venisse anticipato sul web quasi a notte con una diretta prima ancora che il decreto venga pubblicato. Ma forse non è un caso. Così come non è casuale che proprio in questi tempi di dirette annunciate e ritardate sui social il profilo del presidente Conte abbia in poche settimane raddoppiato i suoi follower, guadagnando più di un milione di affezionati. Che poi uno ci pensa e davvero crede che in questi giorni il problema sia non poter correre o pedalare….