Quarantena senza sport? Gli italiani hanno messo due chili in più
Gli italiani hanno smesso di fare sport, si sono seduti comodi davanti a un piatto di tagliatelle e, alzando al cielo un calice di rosso, stanno aspettando che passi ’a nuttata… Cronache dal «confino» che molte nonne continuano ancora a chiedersi perchè poi chiamarlo lockdown, forse per darsi un tono e forse perchè, usando l’inglese, il restare in casa per evitare di diffondere il contagio diventa meno pesante. Ma poco cambia.
Due mesi quarantena per chi in genere è abituato a fare sport sono stati un tormento appena il giusto mitigato da salotti trasformati in improbabili palestre, da tapis roulant rispolverati da cantine e garage, di rulli più o meno intelligenti e più o meno interattivi su cui chi pedala ha consumato i copertoni della sua bici. E gli altri? E tutti quelli che magari non si allenavano costantemente ma erano abituati a passeggiare, ad uscire a piedi per fare qualche commissione, a farsi una passeggiata al parco? Un mezzo disastro.
Da una analisi fatta su un campione di 150mila utenti della «app» di Healty Virtuoso, la piattaforma nata dall’idea un gruppo di giovani studiosi con il dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e che registra ogni giorno numero dei passi che gli utenti fanno, la loro attività sportiva e la qualità del sonno, risulta infatti che l’attività motoria degli italiani in questi ultimi mesi è nettamente diminuita. Quasi «crollata».
Duemila passi in meno ogni giorno che, tradotto nei numeri impietosi della bilancia, fanno quasi un paio di chili in più e fanno decrescere pericolosamente la cosiddetta «curva del benessere», un indicatore che sintetizza la buona pratica sportiva e fissa nei 10mila passi quotidiani o nei 300 minuti di movimento alla settimana ( uniti ad una sana alimentazione) il traguardo perfetto per tenersi alla larga da molte malattie e per garantirsi tutti i vantaggi di una vita attiva. «Fare movimento e attività fisica, ovviamente sempre nel rispetto delle regole di distanziamento, non è un vezzo- spiegano i fondatori di Healty Virtuoso- Anzi è parte delle norme consigliate per la prevenzione primaria e chi fa attività fisica, dorme bene e mangia in modo equilibrato ha l’80% dei rischi in meno di contrarre patologie croniche».
L’analisi è stata condotta su un periodo di tempo che inizia dal primo gennaio e termina il 5 maggio, il giorno successivo all’inizio della fase 2. Dal 1° gennaio, periodo in cui già in Cina si parlava della diffusione del virus, al 31 gennaio, giorno in cui i primi due casi sono stati confermati in Italia, la media era di circa 7400 passi giornalieri. Dal 1° febbraio all’8 Marzo, giorno del lockdown di alcune regioni italiane la media è scesa leggermente a 7296 passi per poi scendere precipitosamente a 5302 passi al giorno dal 11 Marzo, in cui è stato proclamato il decreto che ha esteso il lockdown a tutta la Penisola, fino al 4 Maggio.
Il giorno in cui gli utenti di Virtuoso hanno compiuto meno passi è il 22 Marzo, con una media di 4109 passi, giorno in cui è entrata in vigore in alcune regioni l’ordinanza che vietava lo svolgimento di attività sportive all’aperto. Tuttavia, con l’inizio della fase 2, proprio nel primo giorno di «semi-libertà», la media dei passi è tornata fortunatamente quasi alla normalità con 7.361 passi medi. L’Italia senza dubbio, più di altri Paesi come l’Inghilterra e gli Stati Uniti d’America, ha vissuto un lockdown più stringente che ha visto vietare anche del semplice camminare all’aria aperta. Una scelta legata alla diffusione del virus e alla necessità di difendersi su cui non si discute.
Anche se la pratica sportiva resta, a detta degli esperti, un efficace «farmaco» per migliorare le difese immunitarie. Così pochi giorni fa il professor Massimo Andreoni, direttore del reparto di Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma, sulle cause più importanti di rischio (dopo l’età ovviamente) nei pazienti che si ammalano di coronavirus: «Il fattore del peso del paziente è un elemento che complica la guarigione- spiegava- Questo è un elemento che aumenta il rischio. D’altra parte, l’obeso ha un rischio cardiovascolare maggiore di un soggetto non obeso. Conta in un tipo di patologia che può coinvolgere anche il sistema vascolare. E poi le alterazioni metaboliche facilitano qualsiasi patologia».