Oltrepò Divino e in bici ancor di più
Non manca nulla, forse solo un po’ di asfalto nuovo su qualche strade massacrata dai trattori che qui fanno avanti e indietro con l’uva e le botti. Per il resto l’Oltrepò e l’esempio perfetto di quanto bici, turismo, buon bere e buon mangiare siano oggi un nuovo modo più lento e intelligente ( slow dicono quelli che sanno l’inglese) di godersi le giornate per una gita di giornata ad un’ora da Milano ma anche per una vacanza più organizzata. Il progetto si chiama “ Oltrepò Divino” e mette insieme la storia del vino e del ciclismo tra colline che hanno raccontato grandi Giri e grandi vittorie. Nella terra che Gianni Brera aveva chiamato a grappolo d’uva perché l’Oltrepò sulla cartina ha proprio quella forma lì, il ciclismo è di casa, terra di grandi tappe, di grandi cronometro di grandi campioni a cominciare dalla maglia rosa Evgenij Berzin che su da queste parti ha costruito la sua carriera ed ora la sua vita. Pedalare qui, tra le viti di Pinot nero e di Riesling, tra il Bonarda e il Barbera tutti al maschile perchè, come spiega un enologo dai modi antichi, l’italiano conta e quindi il vino è maschio e l’uva è femmina, tra le cantine di Quvestra, nello Storico caveau di LaVersa fino a Zenevredo scoprendo il progetto Oltrenero alla tenuta il bosco, è fatica ben ripagata. “Fatica vera perchè non c’è un metro di pianura…” spiega Domenico Distasi, meccanico di quello squadrone che fu anni fa la Gewiss ed oggi titolare di Baisaebike, nuova scommessa di un ciclismo non più agonistico che mette a disposizione di chi vuole pedalare da queste parti e-bike, assistenza, guide e soparttutto passione. “Mimmo” queste zone le conosce come le sue tasche e, alla sua ruota, è un attino salire da Santa Maria della Versa verso Pometo, pedalare verso la diga del Molato e ritrovarsi sui 29 tornanti del Piccolo Stelvio, che non è parente di nessuno, fa storia a sè ed è una piccola magia che nulla ha da invidiare. Rovescala, Montù Beccaria, Montescano, San Damiano al Colle è un continuo su è giù, “mangia e bevi” dicono i ciclisti e qui ha più senso che altrove, che in due o tre ore ti porta a salire per quasi 1200 metri senza neanche accorgetene. Perchè la strada fila via silenziosa senza quasi una macchina e il tempo pure. Quasi si ferma: ovviamente per un brindisi…