Il calcio ci salverà: la pandemia è finita…
Rigori, abbracci, cori, canti, tutti in piazza e fuochi d’artificio. Il Napoli di Gattuso batte la Juve del traditore Sarri, vince la Coppa Italia e annuncia al Paese intero che la pandemia in Italia è ufficialmente finita. Non è andato tutto bene ma è passata ‘a nuttata . Non serve più stare in casa, distanziarsi, mettersi quelle fastidiose mascherine. Non serve più darsi di gomito quando ci si incontra, affacciarsi sui balconi a cantare Bella ciao, lavarsi le mani, misurarsi la temperatura prima di entrare al ristorante o a fare la spesa. Non serve più nulla finalmente. Nell’inquietante silenzio di uno stadio olimpico vuoto, nella serata in cui un signor Sylvestre ( chi era costui?) si dimentica le parole dell’inno di Mameli in diretta nazionale si cancella finalmente l’ipocrisia di chi ora deve spiegare agli italiani che si sono fatti tre mesi in casa, che magari hanno perso il lavoro, che sono stati sequestrati, multati, insultati perchè hanno osato allontanarsi dieci metri in più dalle loro abitazioni che storia è questa. Già, che storia è? Il calcio gioca e si abbraccia, nelle piazze affollate ci sono i megaschermi , nei bar pure, chi vince fa caroselli come ai tempi del mundial però per andare a tagliarsi i capelli bisogna prendere un appuntamento, per andare a mangiare una pizza pure e gli esami di maturità, siccome c’è il virus, sono diventati quella farsa che sono. Per non parlare degli altri sport? Tutti fermi, bloccati da protocolli assurdi e incomprensibili, sospesi, rimandati, in attesa di tempi migliori con contratti annullati e sponsor che se la sono data a gambe. E’ il tempo che un premier, un capo della protezione civile, un ministro dello sport o un virologo dei tanti che abbiamo conosciuto in questi mesi ci spieghi a che punto siamo, cosa dobbiamo fare e se siamo davvero al liberi tutti. Che si prenda la responsabilità chiara di indicare la via per rispetto di tutti quei morti che continuiamo a piangere e di chi (soprattutto di chi lavora) continua a dover fare i conti con regole stringenti e con conti che non tornano. Anche perchè ieri i contagiati sono stati ancora diverse centinaia, i morti una quarantina e in Cina a Pechino pare che stia per cominciare il secondo giro. Ma il calcio ci salverà. E allora “abbracciamoci tutti e andiamo a Berlino Beppe…” E che Dio ce la mandi buona…