«Pane, salame e pedalare, questo qui è uno che va lontano…».   Ernesto  Colnago  capisce al volo quando la stoffa è buona. E  alcuni anni fa a Cambiago, festeggiando il fresco mondiale di ciclocross che Wout Van Aert aveva vinto a Zolder con la sua bici e i suoi colori lo battezzò all’istante.  “Ques chi farà strada…”. Poi di campionati del mondo ne sono arrivati altri senza contare i titoli nazionali e le vittorie nel superprestige,  le vittorie sulla strada, le Strade Bianche , la Sanremo. Ieri  Van Aert  ha vinto  la quinta tappa del Tour de France  da Gap a Privas. Ha vinto in volata ma dà l’impressione di poter vincere ovunque: decide e vince, questo pare. E  l’Ernesto lo sapeva. Pare ancora di sentirlo Colnago mentre accompagnava quel ragazzino un po’ timido,  col ciuffo impomatato di gel  tra i tubi in carbonio del suo stabilimento e poi a vedere il suo museo con le bici che hanno fatto la storia del ciclismo da quella di Franco Ballerini alla Roubaix a quella del mondiale di Goodwood di Beppe Saronni. Lui ci aveva scommesso già quattro anni fa e quando gli avevano detto di fare la squadra per partecipare al mondiale di ciclocross non ci aveva pensato un attino. Ed infatti era arrivato il titolo, il 53mo per una bici Colnago. Poi ognuno era andato per la sua strada.  E quel ragazzino esile di quasi un metro e 90 aveva messo muscoli e potenza. Ora il “signorino” belga è l’astro nascente di un ciclismo che ha bisogno di campioni come lui e di storia si prepara a scriverne un’altra. Anzi per la precisione ha ripreso a sciverla perchè l’anno scorso è stato purtroppo sfortunato  protagonista di una brutta caduta al Tour de France che avrebbe potuto costargli caro. Una ferita alla gamba di quasi 30 centimetri, le terapie, la riabilitazione, un muscolo quasi scomparso e la paura di non avere più coraggio di rimettersi in sella. Poi è passata. Poi sono arrivate Strade Bianche, Sanremo e ieri la volata a Privas. Il resto deve ancora venire. E verrà. L’Ernesto lo sapeva già…