Il calcio non è il mio sport…
Nel giorno in cui Ibra e Lukaku fanno a testate come due galli , come due capre, come due bulli della più degradata periferia tornano alla mente le immagini di qualche anno fa quando il fondista keniano Abel Mutai, a Pamplona in Spagna, in una corsa campestre crede di aver tagliato il traguardo e rallenta non accorgendosi che la finish line è qualche metro più in là e, soprattutto, che alle sue spalle sta rinvenendo lo spagnolo Ivan Fernandez. Il quale però non approfitta del suo errore, si ferma e lo lascia vincere. Facile certo. Facile e probabilmente anche tanto retorico ma, al di là della banalizzazione di due episodi che non andrebbero neppure messi sullo stesso piano, c’è la differenza tra due mondi. Uno fatto di fatica, di piccola gloria, di notorietà mai conquistata che forse è buona benzina per il rispetto e un altro fatto di prime pagine, di interviste, di ricchezza dove i campioni sono star viziate, coccolate a cui si perdona tutto. Anche l’ignoranza. Sì perchè Ibra e Lukaku che si affrontano in campo nella desolazione degli spalti di un stadio vuoto ma davanti ad oltre 8milioni di persone ( e chissà quanti bambini…) c’è tutta l’irresponsabilità e ignoranza di uno sport che ha un po’ perso la rotta, che è diventato show, una realtà deformata dove si vive veloce, dove non si fanno code per le visite mediche o per un tampone, dove non esistono le utilitarie, dove finche c’è gloria sono tutti amici. Dove ci si sente onnipotenti. E non c’entra nulla il razzismo con l’ignobile sceneggiata andata in scena: vale molto meno. Non è solo colpa di Lukaku e Ibra, loro fanno ciò che possono e che la loro cultura sportiva ( e non solo) permette. E’ colpa di un pianeta che gira in un’orbita lontanissima dalla terra. E’ colpa di chi l’altra sera arbitrava che avrebbe dovuto mandarli all’istante fuori dal campo, è colpa di chi li allena che indipendente dalle squalifiche dovrebbe tenerli fuori squadra per qualche partita, delle dirigenze delle squadre che avrebbero potuto multarli visto che quella forse è una lingua che capiscono, è colpa di chi giustifica, minimizza e invece dovrebbe indignarsi. E invece nulla. Come se nulla fosse successo. Che poi il punto forse è proprio questo: pare non esserci nessun disagio. Domenica tornano tutti in campo e si ricomincia. Senza neppure chiedere scusa.