Il campanile non c’entra e poi ognuno  fa ciò che vuole e soprattutto fa i conti a casa sua. Ma l’idea di portare tra qualche anno il Tour de France, o addirittura la partenza del Tour de France, in Romagna, sinceramente pare  un po’ bizzarra. “Noi stiamo seriamente lavorando per portare per la prima volta il Tour de France in Emilia Romagna e in Toscana a Firenze- ha detto il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini– Vedrò il sindaco Nardella e il presidente Giani perché con la Toscana dovremo lavorare per la candidatura congiunta alle Olimpiadi del 2032 ma soprattutto per le tante opportunità su cui due regioni confinanti così grandi e belle possono investire. Noi comunque sul Tour de France lavoreremo perché nel 2024 quello che oggi è ancora un sogno possa diventare realtà. Sarebbe una cosa storica…”. Non c’è dubbio, anche se il Tour in Italia c’è già stato una decina di anni fa grazie alla passione e ai contatti di Elvio Chiatellino che  lo portò ( arrivo e partenza) a Pinerolo in uno sconfinamento che però da quelle parti aveva una storia e una logica completamente diversa. La Romagna col Tour non c’entra molto anche se il  Tour è il Tour, il più grande evento ciclistico, e non solo ciclistico, al mondo che muove campioni, televisioni, affari ed è una vetrina formidabile per chiunque. Ovvio che Bonaccini,  governatore di una Regione che  sul turismo ci vive e che negli ultimi anni sullo sport ha investito tantissimo, ci tenga a diventare sede di partenza della Grande Boucle. Ma in Italia c’è il Giro d’Italia e non è un dettaglio. Il Giro non sarà il Tour ma è un patrimonio ciclistico, storico, di tradizioni e di racconti che proprio in Romagna ha eroi, radici e narrazioni fantastiche. Che in Romagna è di casa e che quando arriva da queste parti fa il pieno di passione e di presenze.  Insomma , il Tour sarà anche  ostriche e champagne ma da queste parti piada e Lambrusco fanno ancora la differenza. E vuoi mettere?