Frodeno fa il record ma il triathlon e lo sport non sono il wrestling
C’è un linea che separa lo sport dalla baracconata. Ed è più sottile di quello che si pensi. Per chi ha una visione romantica lo sport è l’essenza di emozioni riportano alla purezza del gesto e di un risultato che non sono fine a se stessi ma confronto, cultura, tradizione di un evento che che ha una sua storia a prescindere dal business. Si pensi a una partecipazione olimpica,tanto per restare nel tema di questi giorni, ma anche al fascino di una Roubaix, di una finale di Wimbledon, di una finale del Sei Nazioni a Twickenham, del mondiale di Ironman a Kona alle Hawaii. Non serve aggiungere altro. Chi passa da quelle parti entra nella storia. E non che in questi grandi eventi non ci sia business. Anzi. C’è eccome perchè sarebbe dal stolti pensare il contrario. Non si vive di gloria e lo sport oggi per chi lo fa di professione sono giustamente soldi, sponsor e contratti. Ma est modus in rebus. E qui si ritorna alla sottile linea di demarcazione che divide lo sport dalla baracconata, che rischia di farlo diventare qualcosa che non è nella sua essenza nonostante tutte le logiche commerciali. Ieri Jan Frodeno , il più forte triatleta sulle lunghe distanze in circolazione, ha polverizzato il record sulla distanza Ironman da lui stesso stabilito nel 2016. La sfida non era in una gara con altri triatleti ma nella “Tri Battle Royal” ad Allgau in Germania, un testa a testa messo in piedi dagli sponsor con un altro mostro sacro del triathlon mondiale come Lionel Sanders già vincitore di diversi Ironman. Una sfida, su percorsi multilap asettici e perfetti per condizioni e caratteristiche , “confezionata su misura” per il record, senza gli inconvenienti di una gara vera, senza la folla del nuoto in partenza, senza avversari da superare in bici, senza le difficoltà di una maratona corsa con gli altri. Per la cronaca il campione tedesco ha concluso i 3,8 km a nuoto, i 180 km in bicicletta e i 42,195 km di corsa in 7h27’53”, ovvero con un tempo inferiore di 7’46” rispetto a quello fatto segnare cinque anni fa. Un’impresa formidabile, un fenomeno, applausi e niente da dire. Ma molto c’è da dire invece sul contorno di questo evento a cominciare dal “set” allestito per la presentazione che ha visto i due campioni presentarsi su un ring con tanto di accappatoi come i pugili, che li ha visti affrontarsi sulle loro bici montate sui rulli per rispondere alle domande dei giornalisti che li ha visti posare in foto con i pugni alti manco fossero Rocky Marciano e Joe Jersey Welcott. Viene da chiedersi che bisogno c’era. Viene da chiedersi tutto ciò cosa aggiunge alla fama di Frodeno, se gli giova e se giova ai suoi stessi sponsor. Viene da chiedersi se veramente non ci sia il rischio di trasformare anche il triathlon in un incontro di wrestling…