E’ ancora il giorno delle olimpiadi che si tingono d’azzurro con tre medaglie d’oro che sono tutte storie da raccontare. Quella nel karate con Luigi Busà  che, nella specialità kumite 75 kg, sconfigge in finale l’eterno rivale il 35enne azero Rafael Aghayev , oggi avversario, in realtà uno dei suoi migliori amici con il quale condivide spesso la quotidianità degli allenamenti.  Quella nella 20 chilometri di marcia che, sulle strade di  Sapporo, vede  lo stupendo trionfo di Antonella Palmisano  che si regala un oro olimpico proprio nel giorno del suo trentesimo compleanno. E quella della staffetta 4×100 maschile che fissa il nuovo record di medaglie d’oro per l’atletica in un una singola edizione dei Giochi olimpici. A Mosca 1980 e Los Angeles 1984 ci si era fermati a quota tre, a Tokyo si va oltre perchè il manto rosso dello stadio Olimpico porta in dote l’oro sonante di una staffetta che è emozione, magia e che sono le facce felici di Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Fausto Desalu e Filippo Tortu che conquistano l’oro per un centesimo sulla Gran Bretagna: 37«50 per gli azzurri contro il 37»51 dei britannici. “Non svegliateci da questo sogno…” dicono Franco Bragagna e Stefano Tilli che mai avrebbero sognato di poter commentare tutto ciò. Un sogno sportivo che solo la magia dell’Olimpiade può regalare, un sogno che va oltre il business di cui ormai sono impregnati i Giochi, che va oltre la politica e anche oltre l’ostilità dei giapponesi preoccupati dal virus e dai contagi che non riescono a contenere. L’Olimpiade trascende. Sarà il fascino della sua storia, sarà la forza di un mito che nonostante tutto non si spegne, sarà il fantastico spettacolo dello sport che quando si accendono i riflettori mette tutto in secondo piano. E possono anche provarci “pulci” e “dottori” a rubare la scena ma di fronte alla potenza di una staffetta azzurra che scrive la nostra storia sembra tutto davvero poco più di un dettaglio…