Il ciclismo è uno sport popolare non tanto perchè in tanti lo seguono, in tanti lo amano, in tanti si appassionano e in tanti oggi ci investono. Non è popolare perchè famoso. E non è popolare neppure perchè nella sua giusta retorica spesso scomoda epica ed eroi. Il ciclismo è uno sport popolare perchè “popolano”, proprietà del popolo, gente semplice che ha assoluto rispetto del suo passato, lo ricorda  e lo tiene da conto come si fa con le persone anziane perchè sa che dalla sua storia e dalle sue origini tutto è partito e tutto continua.  E allora non ci si può stupire se in un umido pomeriggio milanese ti squilla il telefono mentre sei in coda per un tampone che ti dirà se devi pensare positivo… Il telefono squilla ed Ernesto Colnago, che è un pezzo di quella storia infinita del ciclismo che non ha tempo, ti vuole ringraziare commosso per l’omaggio che oggi è uscito sulle pagine del Giornale del suo amico Drali, il “Beppino” scomparso a 93 anni proprio nel giorno di Natale. E’ un attino ricordare. Bici, telai, misure, campioni, un’avventura cominciata insieme, una vita passata in sella. La verità è che, piaccia o no,  siamo fatti di memoria. Tutti sono convinti di vivere solo presente e futuro ma è solo un’illusione perchè anche le istantanee sono piene di ricordi, anche un post su Instagram o su Facebook è ciò che è ma anche ciò che ognuno  è stato. Indipendentemente dall’età il passato è dentro di noi, è la nostra storia, la nostra identità, la nostra cultura. Tra tutti gli sport il ciclismo è quello che di queste cose ha più rispetto. E lo sport che più di tutti ha  coscienza della grandezza dei campioni e delle imprese che lo hanno segnato. Ogni tanto vuoi per la fretta, vuoi perchè siamo presi o distratti ce ne dimentichiamo. Ma poi basta una telefonata che non ti aspetti per rimettere nel posto che meritano tutte le cose.