Lo sport è affare da vecchi spiegava qualche giorno fa una bella ricerca commissionata dal Coni. Tanti i motivi, ma se lo sport vede tra i praticanti oltre il 70 per cento di over 35 è anche perchè i “vecchi” se lo possono permettere. Due anni e più di pandemia e ora la guerra hanno fatto lievitare i  costi di impianti, iscrizioni, rette e via elencando. E quando le famiglie si ritrovano a dover “stringere la cinghia”tagliano il superfluo. E lo sport purtroppo nella nostra cultura per molti è ancora considerato “il superfluo”. E un gap culturale che si paga caro anche perchè sono cambiati i tempi e lo sport “da strada” non esiste più. C’erano una volta i bimbi che giocavano in cortile senza avere un telefonino in tasca e che tornavano a casa quando era buio. Ora la tecnologia unisce il mondo ma rende virtuali molte relazioni che prima erano incontri, contatti, occasioni di gioco. E poi ci sono le nuove città, moderne ma ostili nei confronti dei bambini che spesso crescono in ambienti degradati, con strutture quasi mai pensate per favorire le opportunità di gioco e di movimento. Una volta per giocare a calcio, a basket per correre era sufficiente andare in un campetto o all’oratorio, portarsi un pallone e fare le porte con le cartelle di scuola. Oggi è tutto organizzato. Ci si deve rivolgere a scuole calcio, a società, ci sono schiere di allenatori, preparatori, psicologi, ci sono certificati medici obbligatori da compilare, quote e rette da pagare e via cosi. Fare attività sportiva costa. Costa per chi ha un figlio, costa tantissimo per chi ne ha due, per chi ne ha ancora di più è un vero e proprio salasso. Il triathlon ad esempio.  Sport fantastico e completo dove si nuota, si corre e si pedala ma dove la sola iscrizione a una società che permette ai giovani di allenarsi e gareggiare sfiora, e a volte supera il migliaio di euro, Poi c’è la bicicletta da corsa da comprare ed anche qui a star stretti, anzi strettissimi,  mille-millecinquecento euro bastano appena. Poi ci sono il casco per la bici, le scarpe per pedalare, quelle per allenarsi in corsa e quelle più leggere per la gara, c’è la muta per nuotare, ci sono gli occhialini per la piscina, le maglie termiche per l’inverno. Un conto da un altro migliaio di euro. Si potrebbe finire qui ma non basta. Perchè le gare ( e sono tante)  sono quasi sempre in giro per l’Italia che è un’esperienza fantastica ma non è gratis. Così bisogna mettere in conto le trasferte, la benzina e  gli alberghi. Stop. Inutile tirar le somme. Si capisce al volo che lo sport costa e non tutti se lo possono permettere. Il resto è un bell’esercizio dialettico ma finisce lì.