Non so se sia un modo di dire o una verità scientifica:  forse un po’ l’una e un po’ l’altra cosa. Sta di fatto che con il teorema che i muscoli hanno memoria e si ricordano perfettamente di ciò che gli si chiede, credo abbiano fatto i conti diversi atleti; dai più bravi ai più scarsi. Banalizzando, in una sintesi assolutamente poco rigorosa, succede che i nervi, il collegamento tra muscoli e cervello, imparano a indirizzare le informazioni più velocemente dopo  aver imparato un determinato esercizio. Così dal cervello parte l’ ordine che attiva ai muscoli: “Sapete di cosa si tratta. Fatelo!”. E’ un po’ come quando uno impara a scrivere. All’inizio si va lentamente lettera per lettera, poi le parole scorrono perchè si inizia a ragionare per parole e per concetti. Nelle prime 6-8 settimane di allenamento, a seconda dello sport , braccia, gambe  polpacci e cosce studiano ed imparano. Poi ripetono a  memoria. Così, ad esempio, se un runner abitua le sue gambe a sostenere il peso di una ripetuta da mille metri ad un determinato ritmo le sue gambe se lo dovrebbero ricordare anche a distanza di qualche tempo. E quindi dovrebbe essere tutto più facile. Perchè tutti questi condizionali? Perchè non tutto è scienza esatta. Anzi. Non sempre i conti tornano nell’esatto di una somma matematica. Così basta un intoppo, uno stop o una banale (mica tanto) tendinite che ti ferma ai box per qualche settimana perchè o tuoi muscoli si dimentichino in fretta di tutto ciò che sanno. Amnesia totale. Non si ricordano più niente, neppure come si corre. Altro  che ripetute. Così uno prova a insistere, cerca di ricordar loro che un paio di mesi prima hanno anche discretamente finito una maratona, che il giorno prima hanno volato un centinaio di chilometri in bici. Nulla, non c’è nulla da fare. Finisce come quando si comincia. Che ci si alza e si fa fatica, che ci si muove a scatti come Pinocchio, che si fa fatica a scendere le scale. Niente di nuovo: punto e a capo.