Andare in bici? Per il 62% degli italiani è pericoloso
Per quasi nove italiani su dieci l’uso della bicicletta è importante nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica e nella riduzione del traffico. Ma oltre la metà (62%) ritiene che andare in bicicletta sia troppo pericoloso. E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio Ipsos, condotto in 28 Paesi, tra cui l’Italia, che ha indagato le principali opinioni dei cittadini in merito all’utilizzo delle due ruote in occasione della giornata mondiale della bici che è fissata per il 3 giugno. L’indagine mette a fuoco anche tante altre cose. Ad esempio che un italiano su due ha una bici per muoversi ma che solo il 10 per cento la usa per andare a lavoro, che 26% la usa per fare sport e che il 37% va in bicicletta almeno una volta alla settimana quota che si riduce al 13% tra quanti dichiarano di utilizzare la bici come mezzo di trasporto principale. Bella la bici, anzi fantastica. Giusto sognarsela, godersela, promuoverla ed anche festeggiarla se servisse a qualcosa. Ma forse più che una giornata mondiale della bicicletta servirebbero alcune normalissime giornate di coraggio. Coraggio, ad esempio, di chiudere al traffico le strade di costa, sui laghi o sui passi qualche mattinata al mese, come un paio di volte l’anno fanno sullo Stelvio. Coraggio di creare la domenica un corridoio protetto con transenne mobili per permettere di correre, camminare o pedalare per uscire ed entrare dalla città senza rischiar la pelle. Lo fanno da sempre in Colombia a Bogotà, potremmo provarci anche noi. Coraggio di impedire, intensificando i controlli, che molte strade panoramiche la domenica diventino teatro dei gran premi motociclistici di invasati bardati come i piloti dei Gp. Coraggio difendere le ciclabili cittadine dalla sosta menefreghista e selvaggia. Coraggio di chiedere conto a chi amministra Comuni, Enti o parchi dello stato di manutenzione di alcune ciclabili che sono abbandonate a se stesse. Coraggio di promuovere sul serio il ciclismo tra i bambini mettendo a disposizione delle società che li allenano facendo i salti mortali qualche pista in più, senza parlare dei velodromi. Ma quello è un sogno… Coraggio di ricordarsi al di là degli infiniti dibattiti su ruoli, responsabilità e regole da rispettare senza distinzioni, che alla fine i ciclisti sono sempre quelli che sulle strade rischiano di più ed hanno la peggio.