Finito il Tour è finita anche un po’ l’estate
Manca la telecronaca che fa da sottofondo ai caldissimi pomeriggi di luglio, a un’estate che nelle ore più calde si concilia bene con il lento andare del gruppo. E un po’ ti culla, ti accarezza in attesa che la corsa si infiammi. Ti godi tutto. I paesaggi francesi, le campagne, le case, la gente sulle strade che aspetta, applaude, dà un senso alla sua giornata. Ti godi la corsa, le tappe piatte e inutili, gli sprint, le salite. Anche le polemiche. Così, finito il Tour, dopo le vittorie, dopo l’accecante maglia gialla di Jonas Vingegaard provi a scanalare cercando una kermesse o anche una replica ma su Raitre c’è solo film western di una quarantina di anni fa. Restano il vuoto e i pomeriggi da riempire. Il Tour, soprattutto quando sei in vacanza, è un rito pomeridiano. Come il tè per gli inglesi. Due ore che danno un senso a giornate meravigliosamente assolate. Forse troppo. Si pedala mentre c’è un mondo che va in spiaggia e non capisce che senso abbia arrampicarsi nell’entroterra per far fatica dove non c’è neppure l’ombra di un ombrellone. E l’estate vola via così. Tra una pedalata e l’altra, un tuffo e le tappe del Tour. Che scandiscono i giorni, il tempo che passa. Che fissano una stagione che comincia con il Giro e si chiude sui campi Elisi. L’ultimo sprint spazza via tutto. E da oggi è dura. Da oggi con il telecomando si naviga a vista . Non resta che il calcio d’agosto, il solito inutile calcio d’agosto. Quello degli scoop del calciomercato, dei ritiri, delle veline che lasciano i campioni e viceversa Quello che quando si perde è tutta colpa dell’arbitro…L’ultimo sprint di Jasper Philipsen s’è portato via anche un po’ d’estate. Per molti l’estate comincia adesso. Per chi viaggia in gruppo è già finita…