Nibali e Valverde: l’addio al Lombardia
Vincenzo Nibali e Alejandro Valverde chiuderanno la carriera al Giro di Lombardia. Fine. Fine di un’epoca, di due campioni che hanno lasciato il segno, fine (forse) anche di un ciclismo un po’ più romantico di quello che sarà. Ma il tempo passa inesorabile e per chi va in bici anche più veloce. «Per me sarà una grande emozione e un grande onore chiudere qui, in una delle corse che ho amato di più nella mia carriera», ha detto Nibali, vincitore della corsa nel 2015 e 2017. E gli ha fatto eco lo spagnolo, che ha al suo attivo tre secondi posti: «L’Italia è un Paese che ho sempre amato e dove mi è sempre piaciuto correre e chiudere col ciclismo agonistico al Lombardia mi fa immenso piacere». Avranno 235 chilometri per godersi l’ultima fatica della loro carriera e raccogliere il saluto dei tifosi e dei 170 corridori che saranno in gara con loro che renderanno onore così come hanno già fatto alla Vuelta. Da Bergamo a Como con una prima parte pianeggiante verso la val Seriana, poi le salite nelle Prealpi e, negli ultimi 60 chilometri, Ghisallo, San Fermo della Battaglia, Civiglio e ancora di San Fermo prima di scendere verso Como. Strade note al ciclismo. Strade che hanno scritto storie, cadute e vittorie e dove l’8 ottobre scorreranno i titoli di coda sul quel “kolossal” che è stata la carriera del campione siciliano. Un po’ toglie il fiato sapere che tutto tutto stia per finire, che la meraviglia sportiva che in questi anni ci ha regalato lo “squalo” non l’avremo più. C’è un tempo che non si vuole che arrivi perchè più di ogni altra cosa dà l’idea del tempo che passa, che sfugge e si porta via i nostri eroi oltrechè la giovinezza. Ma va così. Solo così può andare anche se qualche lacrima scende. Giusto così anche se resta un vuoto enorme. Una voragine da riempire e non solo tecnica, perchè altri Nibali alle spalle non ci sono, non se ne vedono, neppure lontani, lontanissimi. Una sottile malinconia che, chi ama il ciclismo imparerà, col tempo a curare perchè Nibali c’è stato, c’è e, come tutti i grandi di questo sport, ci sarà per sempre. “Nibbali” con due “b” come dicono dalle sue parti in Sicilia. Un campione che si porta dentro il sorriso, l’umiltà e il pudore antico delle sue genti che anche quando trionfano sanno rimanere semplici. Ma anche quando perdono e quando, col passare degli anni, vincono meno. Nibali che per lo sport italiano in tanti anni di magra è stato un po’ come un panda da tenere sotto altissima protezione. Nibali che Tour, Giro, Vuelta, Sanremo, Lombardia sono lì in bacheca e non si possono dimenticare anche in un Paese sempre più abituato a ricordare solo ciò che succede oggi. Nibali che, fino a qualche tempo fa gli fischiavano le orecchie e che tutti tiravano per la giacchetta, perchè noi siamo gente amica di chi vince. Nibali senza creste, senza piercing, senza musica e cuffie prima di partire per una crono, senza gossip e senza eccessi. Nibali che bisognerebbe inventarlo e che chissà quando ne troveremo un altro così.