Giorgia e Alfonsina
«Ringrazio le donne che hanno osato, per impeto, per ragione per amore, come Cristina, Rosalie dei Mille, Grazia, Tina, Nilde, Oriana, Samantha, Chiara, come Alfonsina che pedalò forte contro il vento del pregiudizio. Grazie per aver dimostrato il valore delle donne italiane come spero di fare io…». Già, Alfonsina. Giorgia Meloni, nel suo primo discorso da presidente del Consiglio alla Camera, va a scovare nei ricordi e nella storia Alfonsina Strada. Alfonsina Morini da Riolo di Castelfranco Emilia che sposerà poi Luigi Strada, nata il 16 marzo 1891 e detta “il diavolo in gonnella”. Fu la prima donna ciclista in Italia a correre alla pari con i corridori maschi, per una specie di “buco” nel regolamento di allora, che non specificava -non ci si pensava proprio- il sesso dei concorrenti. Vinse 36 competizioni e corse due giri di Lombardia (1917 e 1918) e un Giro d’Italia (1924) nel quale figurò tra i 30 eroici “sopravvissuti” che lo conclusero. A lei è dedicata una canzone dei Tetes de Bois , la folk band romana “pedalante” che ha messo a punto il primo eco-spettacolo al mondo sulla bicicletta alimentato a pedali dove l’energia elettrica che illumina il palco e dà energia agli strumenti è generata dagli spettatori. Alfonsina , ribelle di una famiglia povera e numerosa, che scoprì la bici a 10 anni quando suo padre gliela portò a casa. Non aveva giochi e quindi si divertiva a pedalare. Forte, sempre più forte, su un pezzo di via Emilia. Correva più dei maschi e dava scandalo perchè nel secolo scorso le donne che andavano in bici mica le guardavano come adesso. Ma lei se ne fregava e ogni domenica gareggiava, vinceva e nel 1911 stabilì il record mondiale di velocità femminile con oltre 37 chilometri orari. Corse un Giro di Lombardia con Costante Girardengo e poi un altro ancora finchè nel 1924 arrivò il Giro. La storia di Alfonsina è quella di un ciclismo da pionieri. Una storia di riscatto e di emancipazione fatta con il coraggio, con il cuore e con le pedivelle che fa scomparire il marketing delle mimose. E la retorica delle quote rosa.