Cinquant’anni di Stramilano ( e di Milano)
Cinquant’anni di Stramilano. Domenica 19 marzo 2023 saranno cinquant’anni della sfida che ha fatto innamorare i milanesi, (ma non solo i milanesi) della corsa. Che gliel’ha fatta scoprire quando ancora correre non era moda, non era «running», forse non era nulla. A raccontare mezzo secolo di Stramilano ci ha provato poche settimane fa uno dei suoi organizzatori, Andrea Alzati, ai microfoni di Rtl 102.5 , Radio Ufficiale della 50ma edizione: «E’ un traguardo incredibile- ha raccontato- siamo la seconda generazione di organizzatori e ci sono molte aspettative. Il claim di Stramilano è Run Generation</CF>, perché è una manifestazione aperta a tutti. Nel corso degli anni abbiamo visto famiglie e persone provenienti da tutta Italia prendere parte all’evento». Un mondo raccontato in 50 candeline. Cinquanta arrivi e cinquanta partenze che segnano, passo passo, la storia di una città che con questa maratonina ha imparato a correre e ad applaudire i grandi campioni del mezzofondo che, da queste parti, spesso hanno frantumato record che ancora oggi resistono. Alzi la mano chi tra i milanesi, almeno una volta nelle sua vita, alla vigilia della Stramilano non si sia mai sentito chiedere: «Ma tu la fai la Stramilano…?». E certo che la faccio…Perchè se si dà un’occhiata ai numeri ci si rende conto che l’hanno proprio corsa in tanti. A naso quasi tre milioni di persone che (sempre a naso) sono tutti gli abitanti della città più un bel po’ di quelli dell’hinterland. Ma non solo loro perchè anno dopo anno sono venuti tutti, da vicino, da lontano, dall’estero. Ognuno con le sue storie, le sue ambizioni, la sua sfida e il suo tempo di gara ad arricchire un albo d’oro che è anche (e soprattutto) una grande, ininterrotta pagina di costume che racconta come è cambiata Milano in tutti questi anni.
</CW>Un affresco che, dai colori un po’ freddini delle foto digitali dei nostri giorni, ci riporta al bianco e nero dei rullini Ferrania dell’inizio degli anni ’70. Cinquant’anni e non sentirli però. Cinquant’anni che dal passaparola dei pionieri del gruppo alpinistico Fior di Roccia, oggi fanno i conti con le applicazioni dell’iPhone. Da scaricare per vedere il percorso, collegarsi a Facebook e scambiarsi consigli e altre diavolerie che permettono, come si dice adesso, di «interagire» con la corsa. Altri tempi quelli di allora e un’altra città. Era il 1970, ma sarebbe più esatto dire «correva» l’anno 1970, quando un gruppo di amici si stava riposando dalle fatiche della Milano-Proserpio, una 43 chilometri che si disputava di notte. Renato Cepparo, Camillo Onesti, Francesco Alzati, Luigi Mauri, Aldo Gelosa e Michele Mesto concordarono sul fatto che a Milano doveva rivivere una gara di quelle che si svolgevano durante la seconda Guerra Mondiale. E fu la Stramilano. L’anno dopo 3.500 persone col pettorale erano al via in viale Suzzani. Si correva di sera attraverso i viali della circonvallazione per 26 chilometri. E ognuno faceva un po’ quello che poteva. Era nata la prima gara podistica non competitiva in Italia e c’era un entusiasmo indescrivibile che coinvolgeva chi correva sul serio ( pochi) e chi non aveva mai corso (la maggiorparte). Una festa fatta di canzoni, di gente che si improvvisava pantaloni e gilet, con scarpe da tennis di gomma e stoffa. Altro che le tomaie in goretex, il gel e le suole in carbonio che si usano oggi. Era una città più timida, più educata che ci pensava mille volte prima di darti del tu. Una città vestita elegante, che non raccontava ai quattro venti i fatti propri urlando ai cellulari, che faceva le foto quando servivano perchè i rullini costavano e le stampe di più, che in metrò leggeva libri e giornali. Una città più curiosa e bendisposta e che ancora aveva rispetto delle divise dei ghisa. La Stramilano passava e sui lati delle strade la gente si sporgeva per vedere cosa stava succedendo. E applaudiva. Oggi non sempre va così, ma anche se la città è cambiata, la Stramilano è rimasta e si continua a correre. Un fiume di persone. Un fiume di cinquantamila appassionati che per una mattina invadono la città e un po’ se la riprendono. Dal Duomo all’Arena fermandosi sui tavoli dei ristori di viale Abruzzi che una volta distribuivano acqua, latte della Centrale e Ovolmaltina e oggi dispensano invece barrette e integratori idrosalini. I tempi cambiano. Addio ai gadgets un po’ retrò, che facevano tanto Fiera Campionaria quando ogni sciocchezza regalata negli stand sembrava chissà che, per fare spazio nella sacca di gara alla maglia «tecnica», alle creme all’ozono e agli snack con carboidrati e aminoacidi per quelli che corrono sul serio. Sì perchè Milano, con la Stramilano, è diventata la capitale della corsa popolare ma anche di quella agonistica. Dalla Stamilano, dalla sua «storica» mezza maratona sono partiti tutti i più grandi mezzofondisti dell’atletica mondiale: dai nostri Fava, Bordin, Poli, Cova, Pizzolato e Baldini ai grandi stranieri come De Castella, Kedir, Tanui e Tergat. Gente che ha fatto la storia di uno sport che la Stramilano ha contribuito a far conoscere. Un elenco di trionfi indimenticabili aperti nel ’76 con la vittoria di Victor Mora, un colombiano che si mise alle spalle i nostri Ciondolo e Fava. Foto in bianco e nero. Come quella di Gelindo Bordin che vince e abbraccia Salvatore Bettiol che gli arriva dietro nel 1987 e quelle di «diesel» Francesco Panetta che la Stramilano non l’ha mai vinta anche se per due volte è finito sul podio. Ma la storia è soprattutto quella degli Anni ’90, dei sei sigilli consecutivi di Paul Tergat, uno dei più forti atleti keniani di sempre che nel 1998 firma la miglior prestazione mondiale sulla mezza maratona con quel 59’17“ rimasto imbattutto e inavvicinabile fino a poco tempo fa. E la leggenda continua, magari per altri cinquant’anni.