Alessandro Carvani Minetti  ha vinto il titolo mondiale di paraduathlon nella categoria Pts2  nel World Triathlon Multisport Championships a Ibiza. E’ l’oro più bello. E’ una gran bella notizia anche se l’atleta azzurro alle grandi imprese un po’ ci ha abituato, dall’argento nel  paraduathlon  agli Europei di Madrid al il titolo di campione dl mondo  ad  Adelaide al record dell’ora di ciclismo sulla pista di Montichiari. Sono anni che vince e si potrebbe continuare.  Poi però  guardi la foto sulla finish line della sua vittoria mondiale e capisci che la sua storia va al di là dei titoli e delle medaglie. Ci sono sempre due vite. C’è un prima e c’è un dopo,  c’è sempre qualcosa che cambia tutto e ti costringe  a ricominciare , a ripartire. Che poi  nessuno sa mai bene di preciso dove si può arrivare,  il destino è un’indicazione di massima anche per chi crede che sia scritto da qualche parte.  Per il quarantacinquenne  di Pavia del Raschiani Triathlon Pavese il bivio arriva anni fa all’improvviso quando, sul Penice, ha un incidente in moto che lo fa finire in coma per due settimane e gli lascia  un’invalidità a entrambi gli arti superiori in seguito alla lesione del plesso branchiale.  Ci sono strade che non puoi scegliere: vanno percorse e basta. E allora i pensieri si attorcigliano: prima e dopo. Il “prima” erano altre cose. Erano la scuola, erano il canottaggio con il Cus Pavia,  il calcetto, lo squash, era la passione per la moto . Il “dopo” sono sofferenza e tenacia,   sono una serie di  interventi chirurgici e un anno di ricovero in una clinica di riabilitazione per poter recuperare l’uso parziale del braccio sinistro di cui ora riesce a muovere solo il pollice.  Ma quando la vita prova a scappar via c’è chi è capace di andare a riprendersela. E Alessandro ricomincia. Ricomincia dallo studio che lo porta a laurearsi in e ricomincia dallo sport, passione della vita. Prima c’era il canottaggio, dopo arrivano il nuoto in apnea, una bicicletta con una protesi speciale e la corsa con una fascia di sostegno per le braccia che gli permette di non perdere l’equilibrio. Dopo, con tutta la determinazione di cui è capace,  arrivano il paratriathlon, arrivano le prime vittorie,  le medaglie . Prima, dopo, un’altra vita o forse la stessa: “Perchè lo faccio? Perchè sono fulminato…- aveva raccontato anni fa in un’intervista alla Provincia Pavese–  Perchè raggiungere certi risultati mi dà soddisfazione, per una mia esigenza interiore ma soprattutto perchè fare sport permette ad una persona che ha disabilità come me di tenersi in forma e di affrontare e superare in parte i limiti imposti dal corpo”. Certo che è così. C’è lo sport, c’è l’impresa, c’è la sfida quando la tensione prende il sopravvento sui pensieri ma poi, quando le gare finiscono, si torna a fare i conti con la quotidianità. E questo è un dopo. Però vincere un mondiale è una bella scarica di adrenalina . Che tutto vada come sognato, preparato,  studiato che vale per una laurea laurea in scienze motorie all’università di Pavia, vale per un record dell’ora, vale per un mondiale.  Quando  speri di andare a prenderti ciò che sognavi non si sente più nulla, nè gli applausi nè la fatica e prima e dopo non contano più. “Guaglio’, voi migliorate nel momento in cui non ce la fate più…” gli ripeteva sempre il suo allenatore napoletano di canottaggio. Gli è servito nello sport ma soprattutto dopo l’incidente per riconquistarsi la vita. E da Adelaide a Madrid ad Ibiza si guarda avanti. Prima e dopo sono solo un’ipotesi. Conta ciò solo che succederà domani.