Un altro morto. Un altro ciclista ucciso sulle strade della città trascinato per trecento metri da un camion che, svoltando a destra, lo ha portato via. Per sempre. É il film già visto di una strage continua: otto morti tra pedoni e ciclisti in tre mesi sono troppi. E la sensazione pessima è che non sia finita qui. Si può dibattere quanto si vuole: luci, sensori, ciclabili, traffico, telefonini alla guida, cultura, rispetto ma quando la gente muore i discorsi valgono zero. Ragionando per assurdo, con una provocazione che chiama in causa un Comune che sulla ciclabilità ha scommesso forte e forse con troppa fretta, si potrebbe chiedere al sindaco di vietare le biciclette in città. Se non si riesce a garantire la sicurezza a chi pedala tanto vale fermare i ciclisti tornando indietro di anni, sfidando il futuro di una mobilità che le due ruote stanno cambiando in tutte le grandi metropoli. Si torni allora a pedalare nei parchi, nelle campagne, nell’Autodromo di Monza quando apre ai ciclisti ma non nel traffico perchè lì c’è il rischio di essere ammazzati. Le città europee vanno in un’altra direzione? Assolutamente sì ma noi non riusciamo a stare a ruota, quindi…Quindi, al di là delle provocazioni, serve che si faccia qualcosa in fretta perchè questa mattanza va fermata. Ad esempio provando a far rispettare le regole di una convivenza sulle strade per sua natura complicata. Milano (e non solo Milano) culturalmente non è ancora del tutto pronta a considerare le bici come un «mezzo di trasporto», resta il convincimento che servano per divertirsi, per fare sport, per la gita domenicale. Non per altro. E allora si pedala su strade che tra pavè e binari sono vere e proprie trappole; ci sono ciclabili che diventano sistematicamente aree di parcheggio o vie di fuga per furgoni, moto e scooter che vogliono saltare le code; ci sono limiti di velocità che quasi mai vengono rispettati, ci sono pochi o nulli controlli. Una miscela esplosiva che si aggiunge al fatto che ci si è tornati a muovere ancora tutti negli stessi momenti. Tutti a scuola, in ufficio, a consegnare le merci alla stessa ora del mattino, idem la sera, ad alimentare un caos e una promiscuità di mezzi che aumenta i pericoli e incidenti. E qui sta il punto. Se si vuole una città ciclabile e sicura tutte queste cose vanno messe a posto: da subito. Altrimenti si muore.