Tour de France «sotto scorta» fino a Parigi dove comunque arriverà. Per le autorità francesi, che hanno già annullato diversi eventi di importanza nazionale, questa è una certezza e anche Christian Prudhomme, l’organizzatore della Grande Boucle, dubbi non ne ha: «Siamo in costante contatto con i servizi statali- spiega – e stiamo monitorando la situazione con grande attenzione…». Si farà di tutto insomma per portare la corsa sul traguardo finale dei Campi Elisi, per onorare una tradizione che per i francesi è vanto e orgoglio ma soprattutto e per non dare un segnale di debolezza che potrebbe rinvigorire la protesta. In buona sostanza ciò significa che tutte le forze e tutto il dispositivo «rimanente» di sicurezza di cui può disporre il governo, che resta pesantemente impegnato su molti fronti caldi da Parigi a Brest a Lione e Marsiglia, saranno messi a disposizione della corsa. E significa che Pogacar, Vingegaaard e compagni saranno «blindati» da uno schieramento di forze dell’ordine mai visto prima sia sulle strade che attraverseranno verso la Ville Lumiere, sia nei traguardi di tappa, sia negli hotel dove soggiornano.

Preoccupa l’arrivo a Parigi. Dopo il via nei Paesi baschi, dopo l’ingresso in territorio francese ieri a Bayonne nella nuova Aquitania, tra i Pirenei Atlantici, vicinissimi ancora ai confini spagnoli e lontanissimi ( per ora) dai disordini, oggi il Tour arriva a Nogaro, in Occitania. Nei prossimi giorni pedalerà sulle strade della Gironda e poi della la Dordogna ma preoccupa soprattutto l’avvicinamento alla capitale dove, ormai da una settimana, continuano i disordini seguiti all’uccisione del giovane di origini magrebine Nahel da parte della polizia durante un controllo stradale a Nanterre. Situazione drammatica che ha convinto il ministro dell’Interno Gérald Darmanin a schierare 45mila poliziotti, a mettere in strada i blindati e a far alzare in volo i droni della Gendarmerie.

Vetrina mondiale e obbiettivo a rischio. Inutile dirlo: il Tour, vetrina mondiale per milioni di spettatori e seguito dalle tv di mezzo mondo, resta l’obbiettivo perfetto per un gesto eclatante. E allora il dispositivo di controllo che seguirà la corsa fino alla fine, rispetto agli anni scorsi, è stato sensibilmente rinforzato: sono circa 28mila gli agenti di polizia e i vigili del fuoco su tutto il percorso a cui si aggiungono 300 membri delle forze dell’ordine che seguono stabilmente la carovana della manifestazione.

A Bordeaux e Limoges stessi protocolli usati per l’antiterrorismo.  La prefettura, su disposizione del Ministero dell’Interno, per le tappe di venerdì e sabato che arriveranno a Bordeaux e Limoges, ha attivato un Centro operativo dipartimentale (Cod) che è l’organismo generalmente riservato alle situazioni di crisi e allarmi terroristici, istituito dopo l’attentato alla sede di Charlie Hebdo.  Saranno inoltre mobilitati tre posti di comando operativi a Langon, Bordeaux e Libourne. Per la settima tappa da Mont de Marsan a Bordeaux, le cui fasi finali saranno seguite dai droni della gendarmeria e da due moto della polizia che anticiperanno la corsa di qualche chilometro con telecamere ad ampia visuale accese e collegate alla centrale, saranno schierati altri 297 poliziotti nazionali, 67 poliziotti municipali e 454 gendarmi: «Un sistema di sicurezza eccezionale» ha spiegato qualche giorno fa il prefetto della Gironda Etienne Guyot. Che riguarda il Tour ma non solo.

Sotto scorta anche gli impianti olimpici 2024 .E di ieri infatti la notizia diffusa delle autorità francesi che verranno rinforzati i controlli anche intorno alle infrastrutture dei Giochi Olimpici di Parigi 2024: «Nell’ambito dei Giochi Olimpici e paralimpici- ha annunciato la ministra francese dello Sport, Amélie Oudéa-Castera a margine di un evento sulle violenze nello sport- abbiamo assunto delle misure in questi ultimi giorni per rafforzare ulteriormente la sicurezza delle infrastrutture». E intanto si continua a pedalare. Domani quinta tappa, 163 chilometri da Pau a Laruns verso i Pirenei. Più che dagli scontri preoccupano le salite: il resto verrà.

Chiusa la frontiera con la Spagna. La Francia ha richiuso la frontiera nei Paesi Baschi tra Hendaye e Irún in Spagna che ieri era stata riaperta dopo due anni grazie al passaggio del  Tour de France. La prefettura locale aveva preso il provvedimento per consentire l’accesso per un solo giorno sul ponte sul fiume Bidassoa che collega le due cittadine in modo da consentire «il corretto svolgimento della gara ciclistica» ma lo ha definito «eccezionale e temporaneo». Il confine è stato chiuso dalle autorità francesi per «lottare contro l’immigrazione clandestina». Ieri, i sindaci delle due cittadine basche avevano lanciato un appello per l’apertura definitiva. Il sindaco di Hendaye, Kotte Ecenarro (Ps), aveva dato istruzioni lunedì sera agli agenti comunali di non reinstallare le barriere sul ponte pedonale ma «la polizia lo ha fatto questa mattina su ordine della prefettura». « Anche il sindaco di Irún, Jose Antonio Santano (Psoe), è furioso: “Tutto questo è assurdo-  ha detto-  Sono otto i valichi di frontiera chiusi dal 2021 lungo il confine franco-spagnolo per combattere l’immigrazione clandestina e la minaccia terroristica”