Fontanella distrutta sulla ciclabile dei Navigli: è la solita triste storia
E’ durata un giorno la nuova fontana. L’avevano già “sfasciata” ma gli Alpini di Abbiategrasso, un cittadina alle porte di Milano sulla via ciclabile dei navigli, non si erano persi d’animo e l’avevano aggiustata. Ventiquattr’ore dopo e siamo punto a capo, con in vandali che come sempre danno il peggio di sè e che l’hanno messa ancora una volta fuori uso. “Questo oltre ad essere un dispiacere e un danno per noi come precisato sul cartello che abbiamo apposto- spiegano gli Alpini- priva tutti i frequentatori dell’alzaia di un servizio che ritenevano assai utile, assieme alla panchina e alla stazione per la riparazione delle biciclette. Con grande tristezza…”. Purtroppo è la solita storia e non riguarda solo la fontanella di Abbiategrasso. Anzi. Qualche tempo fa sulla pista ciclabile che passa da Trezzano, qualche chilometro più giù verso Milano, accanto alla casetta dell’acqua era stata installata una bike station. Fantastica, utile a tutti soprattutto a chi in bici si ritrova in difficoltà e deve riparare. Una pompa integrata, un pinza, cacciaviti, brugole, un kit di salvezza previdentemente legato con fili d’acciaio per scongiurare furti e vandalismi. Ovviamente non è servito. “Dura minga…” dicono a Milano: non dura. E infatti è sopravvissuta poco o nulla. l Non ci meritiamo nulla. Non siamo capaci di apprezzare nulla ma soprattutto di rispettare nulla. Ma il discorso è anche un altro. Gli “idioti” fanno ciò che fanno perchè sono sicuri di farla franca. Sanno perfettamente che non corrono rischi nè mai verranno sanzionati. Vale per un paio di “stupide” brugole ma vale per molto altro perchè la stessa logica muove la mano di chi butta un pacchetto di sigarette vuoto dal finestrino della sua auto, per chi imbratta con la vernice la facciata di uno stabile o per chi si diverte, dopo aver bevuto, a ridurre in cocci le bottiglie di birra lanciandole contro i portoni della case. E si potrebbe continuare. Quindi? Quindi torna alla mente la stranota teoria delle “finestre rotte” elaborata negli Anni ’60 dallo psicologo Philip Zimbardo. Fece un esperimento: posteggiò un’automobile senza targa nel Bronx e una simile a Palo Alto, in California, le abbandonò con il cofano aperto e annotò che mentre la prima in pochi giorni venne vandalizzata, la seconda restò intatta. Ma la deriva criminale non è sempre da attribuire alla povertà o al disagio. E infatti quando il ricercatore decise di rompere un vetro della vettura parcheggiata a Palo Alto in breve tempo assistette alla stessa dinamica di vandalismo registrata a New York e in pochi giorni l’auto venne cannibalizzata. Secondo Zimbardo, il finestrino rotto costituisce un indizio di abbandono dell’area, il quale a sua volta è in grado di svegliare in noi peggiori istinti, forti del fatto che difficilmente verremmo giudicati o puniti. Vale a New York (ne fece la sua battaglia politica l’allora sindaco Rudolph Giuliani), ma vale ovunque. Il degrado e il disordine urbano chiamano altro degrado e altro disordine. Se un luogo è pulito, ben tenuto, controllato generalmente si fa un po’ più di fatica a devastarlo. Non è una certezza, forse più una probabilità. Poi restano gli imbecilli: ma contro di loro siamo disarmati….