Bici ( e Tour) da girarrosto
Tappe caldissime, da girarrosto. Caldo asfissiante che a volte spinge organizzatori ad attivare il protocollo di sicurezza con l’impiego di autobotti per innaffiare frequentemente l’asfalto, col via libera per i corridori all’uso dei giubbetti con il ghiaccio e dei calzini refrigeranti, con una tolleranza massima anche su rifornimenti dove in altre situazioni non si sarebbe potuto. Il bello della bici è l’estate. Sono i 35 gradi di luglio quando Pogacar e compagnia scalano i Pirenei e tu ti alleni pensando di fare la stessa cosa sullo strappetto vicino a a casa tua. L’aria calda in faccia, l’acqua in testa, la borraccia con il ghiaccio che si scioglie già dopo i primi 500 metri. Ed è come se avessi la maglia gialla. La bici sono i chilometri con il caldo che ti cuoce il cervello quando il mondo viaggia con l’aria condizionata a palla. Sono i segni dell’abbronzatura da muratore che quando vai in spiaggia tua moglie fa finta di non conoscerti. E’ il bruciore del sudore negli occhi. La bici sono un body smanicato e una zip tutta aperta. Dura poco, ma è un’emozione intensa. E quando, all’improvviso, in una discesa senti il bisogno coprirti con un giornale o con una mantellina è già tutto finito.. E’un attimo. Poi si va verso il letargo, Molti pedalano lo stesso anche d’inverno, si coprono e vanno. Eroi senza macchia e senza paura. Passamontagna, copriscarpe, maglie termiche, creme riscaldanti su piedi e mani, guanti da sci, imbottiti e mascherati, una via di mezzo tra l’omino che una volta faceva la pubblicità per la Michelin e la Banda Bassotti. Non mollano mai, non si arrendono alla pioggia ghiacciata, alla neve, alla nebbia. Guai a parlar di rulli: ” I rulli? I rulli non esistono”. Ma la bici è una salita di luglio con il sole chge ti abbrustolisce l’anima…