Da ottobre a Milano chiuderà anche il Saini. Due anni di lavori per sistemare uno dei centri più frequentati da atleti, atleti paralimpici e nuotatori che sarà poi affidato alla Statale che ne farà un polo sportivo universitario ma aperto alla città con un sostanzioso investimento da 36 milioni. Per ora però addio piscina almeno fino all’estate del 2025. Un addio che si aggiunge a quelli del Lido, della Scarioni, dell’Argelati loro pure chiuse per cambi di gestione e ristrutturazioni più o meno in corso. Così, nell’estate più torrida, per quei tanti milanesi che restano in città, tuffarsi per trovare un po’ di refrigerio diventa un bel problema. E non solo per loro perché senza vasche rimane anche chi il nuoto lo fa come pratica agonistica quotidiana. Non è un dettaglio se si considera il ruolo formativo che lo sport riveste per la crescita, la socialità e l’integrazione dei ragazzi. Lo sport a Milano «annaspa» con un grido di dolore che arriva da tante società sportive costrette a fare i salti mortali per trovare impianti, slot e spazi per far allenare i propri giovani e a fare i conti con tariffe che, dopo pandemie e crisi energetiche, sono lievitate sensibilmente. Pessimo segnale e pessimo biglietto da visita per una città che continua ad appassionarsi al dibattito del nuovo stadio ma da tempo non può più contare neppure sull’Agorà, il palaghiaccio chiuso perchè il gestore non riusciva più a pagare le bollette, e che da più di dieci anni, fatta salva la tormentata ristrutturazione dell’ex Palalido, non riesce ad aprire un impianto sportivo nuovo. E, con queste tristi premesse, val sempre la pena ricordare che fra tre anni Milano sarà sede dei Giochi olimpici invernali