Il ciclismo è sempre lo stesso: alla fine contano le gambe. Strada, ciclocross, mtb vince che ne ha di più, regola basica, regola giusta che spazza via i dubbi e soprattutto le polemiche. Tom Pidcock vince la medaglia d’oro nel cross country ai campionati del mondo di mountain bike di Glasgow. Il britannico, campione del mondo nel ciclocross e oro olimpico ed europeo, si impone in 1h22’09” davanti al neozelandese Samuel Gaze e allo svizzero Nino Schurter, bronzo. Settimo Luca Braidot, il migliore degli azzurri.  Il resto è cronaca che si chiude in fretta: Mathieu Van Der Poel va a sbattere quasi subito, Peter Sagan non pervenuto ma si sapeva.  Gara bella e spettacolare, vinta dal più forte, che mette fine alla gazzarra di un’ agitatissima vigilia. Una rivolta dei campioni delle ruote grasse contro l’Uci colpevole di aver cambiato i regolamenti poche ore prima del via per favorire la “risalita” in griglia dei grandi campioni della strada che non avevano i punteggi per star davanti. Il risultato pratico è stato che Pidckoc, Van der Poel e Sagan, che in base ai punti delle disciplina sarebbero dovuti partire dall’ultima fila, in realtà sono partiti dalla quinta e ciò ha fatto infuriare un po’ tutti i campioni della mtb che, in un comunicato ufficiale, hanno parlato di gara falsata. Ma tant’è. Poi la sfida è cominciata e, come spesso accade, non è stato più il tempo delle parole. A parte Schurter, una leggenda che con i suoi 11 titoli iridati fa storia a sè ed è partito tra i primi, sul podio  sono sono arrivati Pidckoc e Gaze entrambi partiti dalle retrovie. Poi l’inglese della Ineos ha fatto vedere al mondo di cosa è capace quando sale su una bici, qualsiasi essa sia ed è finita come doveva finire. Con una logica che ben spiegano le parole del nostro Braidot: “ha vinto il più forte e io sono un po’ deluso perchè avevo buone gambe ma ho avuto un problema tecnico che non mi ha permesso di fare ciò che speravo- ha spiegato ai microfono Rai- Pidckoc, Van de Poel e Sagan? Le regole andrebbero decise prima ma è bello che questi campioni vengano a correre da noi e io sono solo felice di aver corso con loro…”. Fine. Anzi no. A spiegare la logica e il senso delle decisioni dell’Uci arriva un pragmatico Peter Van den Abeele, responsabile del settore fuoristrada: “Inutile negarlo una una gara di mountain bike con Pidcock o Van der Poel è di calibro diverso rispetto a una gara di mountain bike senza di loro,  ci dà una visibilità enorme. E noi dobbiamo lottare per mantenere la mtb nel programma olimpico di Los Angeles 2028”. E le chiacchiere stanno a zero.