Kuss resta in “rosso”: la Vuelta ( e il Truman show) verso il finale
Sepp Kuss si tiene la maglia rossa della Vuelta di Spagna. Un po’ gliela lasciano , molto se la merita ma se arriva, come ormai pare deciso, così domenica a Madrid sarà il terzo corridore diverso della Jumbo Visma ad imporsi nello stesso anno in una grande corsa a tappe, dopo Primoz Roglic al Giro e Jonas Vingegaard al Tour. Oggi la diciottesima tappa, 179 km da Pola de Allande a Puerto de La Cruz de Linares, l’ha vinta Remco Evenepoel con 4’44” di vantaggio sull’italiano Damiano Caruso e 5’10” sul danese Andreas Kron . Kuss guadagna qualcosa e resta al comando con 17″ di vantaggio sul suo capitano danese. Salvo sorprese il “Truman show” dello squadrone belga finisce qui. Ed è tutto nella logica. Forse già deciso da tempo, forse da quando l’americano è balzato in testa alla classifica, forse pensato strada facendo, forse improvvisato, forse inventato tant’è che domani cambia tutto ancora e toccherà ricredersi. Restano due sole certezze. La prima è che, comunque fosse andata, dopo la cotta di Evenepoel, non c’è mai stato dubbio alcuno che, al di là delle stupidaggini su trucchi e doping di chi rosica, a vincere questo giro di Spagna sarebbe stato uno dei tre “litiganti ma non troppo” della Jumbo. L’altra è che che quali siano state le decisioni e le strategie della squadra questo ventinovenne americano di Durango nel Colorado non ruba niente a nessuno. Anzi. Ha corso alla grande in queste tre settimane ma anche prima. Ha dato una mano a Roglic a vincere il Giro e la stessa cosa ha fatto poi con Vingegaard sulle vette francesi prima di mettersi in proprio. C’era un debito di riconoscenza da saldare e, salvo clamorosi ripensamenti, ciò accadrà. Cosa che a molti non piace ma non indigna per nulla e non fa gridare allo scandalo perchè Kuss, senza scomodare l’inutile retorica del “proletariato al potere”, ha meritato di vincere per ciò che ha fatto sulle strade di Spagna più che altrove. Di lui si è detto sempre ciò che di solito si dice per i comprimari. Gregario di lusso, luogotenente formidabile, ultimo uomo imprescindibile sulle montagne mai capitano, mai campione che forse non è ma comunque capace di correre per una generale. Gli è capitata l’occasione, non s’è fatto pregare, e se l’è giocata bene anche oltre le previsioni. Non è un “pivello”: ha cominciato a correre negli Stati Uniti con la Rally Racing per poi approdare nel World Tour alla Jumbo nel 2018 . Otto successi in carriera, i primi quattro al Tour of Utah, poi due tappe alla Vuelta, una al Tour e una al Delfinato, dodici grandi giri portati a termine, il migliore due anni fa sempre alla Vuelta che ha chiuso in ottava posizione. Ora, se il Truman show non prevede un altro finale, trionferà Madrid e cambierà la sua avventura. La colonna sonora è già scritta, quella sì da un fuoriclasse assoluto: “Peperoncini rossi nel sole cocente, polvere sul viso e sul cappello…Io e Maddalena all’occidente abbiamo aperto i nostri occhi oltre il cancello…”