La storia del ciclismo cucita sulle maglie
Storia, tradizione, legame con il territorio, verde, simbologia e funzionalità. Una sintesi che racconta il nuovo quartiere generale di Santini presentato pochi giorni fa a Bergamo. Un edificio in equilibrio tra storia industriale e futuro di una azienda familiare che dal 1965, da Lallio quando nacque da un’intuizione di Pietro Santini, ha scritto la storia della grande tessitura sportiva ed ora approda in città, ridando vita ad un’area industriale dismessa, l’ex sede della Perofil. La storia è qui in questo sito firmato nel 1960 dall’architetto Giuseppe Gambirasio che ora torna a nuova vita; la tradizione è quella di una azienda che in più di mezzo secolo è cresciuta ed oggi con oltre 150 dipendenti e 30 milioni di fatturato esporta i suoi capi in oltre 60 Paesi; il legame col territorio è tutto nelle parole di Monica e Paola Santini, amministratore delegato e marketing manager: «Dobbiamo tanto a Bergamo e questo è un luogo che ha avuto una grande importanza per questa città…»; il verde è nel parco di 14mila metri quadrati che abbraccia il quartier generale; la simbologia è nelle forme, nell’idea e nelle parole di Marco Acerbis, l’architetto che ha firmato il progetto «Il ciclismo è fatica, sudore, sole, pioggia e vento in faccia- scrive- E’ velocità e resistenza ma è anche dinamismo e capacità di adattarsi alle situazioni. Tutto questo mi è tornato in mente quando ho visto le due scale in cemento armato gettate in opera negli anni 60. Due rampe elicoidali che sfuggono all’occhio come una bici che sparisce dietro ad un tornante…». E infine la funzionalità: qui, nei due stabili, Santini ha trasferito le linee di produzione, gli uffici amministrativi, quelli di design, di marketing, della contabilità e quelli commerciali. Al piano terra si trovano due grandi banconi, uno verso l’ingresso che funge da reception ed uno sul lato opposto che funge da bar, un luogo di aggregazione e rappresentanza prima di entrare nello showroom con in mostra le collezioni o salire al piano primo negli uffici. La zona ristorante si trova sul lato opposto all’ingresso ed affaccia su un altro giardino privato dell’azienda. La storia di Santini è di quelle che raccontano il miracolo italiano, quello del Made in Italy, di quella piccola grande impresa che negli anni ha tenuto insieme il tessuto «buono» e la storia industriale di questo Paese con le sue artigianalità, il suo estro e i suoi valori. Per vent’anni sponsor del Giro d’Italia ha segnato il mondo del ciclismo, ha vestito grandi campioni e sponsorizzato eventi. Negli anni Settanta ha iniziato producendo maglie per le squadre ciclistiche della Bergamasca e nel 1977 ha iniziato a collaborare con il team Peugeot, seguita negli anni Ottanta dalla squadra Daf-Côte d’Or e dalla celebre La Vie Claire, per la quale ha creato l’iconica maglia ispirata ai dipinti di Mondrian. Negli anni Novanta ha fornito le maglie per la squadra Mercatone Uno, che vantava il leggendario Marco Pantani tra i suoi corridori. Tra le squadre attualmente sponsorizzate c’è la federazione ciclistica australiana e nel circuito World Tour Santini è partner tecnico del team Lidl-Trek dal 2018, al quale nel 2019 si è affiancata anche la divisione femminile, il team World Tour Lidl-Trek Women. Nell’ambito off road, l’azienda è al fianco del team Trek Factory Racing XC e storicamente del team Guerciotti. Nel triathlon è partner esclusivo e mondiale di Ironman, un evento globale con oltre 230 competizioni in 53 paesi, e di FITri, la Federazione Italiana Triathlon. A tutto ciò si aggiunge la partnership con L’Eroica, la madre di tutte le ciclostoriche che «si corre prevalentemente sulle strade sterrate…» e che è diventata il simbolo di una nuova «cycling culture» che da Gaiole ha conquistato ciclisti entusiasti da una parte all’altra del mondo. Poi dall’anno scorso è arrivata anche la Maglia gialla, simbolo di tutti i simboli quando si parla di ciclismo, una scelta non solo strategica: «Diventare sponsor del Tour è sempre stato il sogno di nostro padre- raccontano Monica e Paola Santini- ma era un desiderio anche di tutta un’azienda. Un orgoglio e una responsabilità per ciò che la maglia gialla rappresenta in Francia ma anche nel mondo…». E da qui si ricomincia, anzi si continua…