RedBull, il ciclismo “mette le ali”
“Nessuna obiezione”. L’antitrust ha dato il via libera e Red Bull entra così, con una partecipazione del 51%, nella Bora-Hansgrohe. Il team tedesco vincitore del Giro 2022 con Jai Hindley e in cui è arrivato quest’anno anche Primoz Roglic, “mette quindi le ali” per una stagione che da subito, già a cominciare dal Tour de France, vedrà i loghi del colosso “bibitaro” austriaco comparire sulle divise ufficiali. C’era già nel ciclismo la Red Bull, con il suo stemma sui caschi di Wout Van Aert e di Tom Pidckock ma ora la storia cambia perchè l’investimento è sostanzioso e le ambizioni anche. “Con questa decisione abbiamo superato un ostacolo importante- ha detto il team manager della Bora Ralph Denk- Le basi della nostra partnership con Red Bull sono ufficialmente poste. Questo è il via libera che stavamo aspettando per portare avanti le formalità e molte parti specifiche della collaborazione. Tutti nel ciclismo sanno quanto siano importanti le basi e la preparazione per un successo, quindi ora stiamo facendo questo passo con la necessaria considerazione e determinazione e presenteremo gli ulteriori dettagli della nostra partnership nel corso della stagione…”. Tradotto significa che ci saranno nuovi programmi, nuovi obiettivi e verosimilmente nuovi acquisti con voci che danno già in arrivo per il prossimo anno Wout Van Aert e Remco Evenepoel alla luce di un budget che farà crescere sensibilmente quello attuale di 25 milioni su cui può contare la Bora. Fondata nella metà degli Anni ’80 da Dietrich Mateschitz, il geniale miliardario austriaco della Stiria scomparso nel 2022 a 78 anni, considerato da Forbes l’uomo più ricco d’Austria con un patrimonio stimato di oltre 27 miliardi di euro, l’azienda produttrice di bevande energetiche è diventata presto leader nel settore. “Cominciamo ma sappiamo che non c’è un mercato esistente per Red Bull…Ma Red Bull lo creerà…” ripeteva ai suoi collaboratori Mateschitz. E così è stato. Un vero e proprio miracolo considerando anche che il beverage non era una landa deserta in attesa di essere conquistata ma uno spazio affollato da colossi come CocaCola ( tanto per fare u esempio) già anche molto attiva nel mondo dello sport e delle sponsorizzazioni. Una montagna da scalare che negli anni ha portato RedBull a colpi di idee e investimenti a superare la diffidenza iniziale e a vendere quasi deici miliardi di lattine dominando sulla concorrenza con una quota di mercato del 40%, per una diffusione in 160 paesi. Una strategia commerciale aggressiva ma soprattutto di marketing che, puntando su atleti e disciplina all’inizio anche di nicchia, ha raggiunto con messaggi e claim rivoluzionari un target giovane e spesso fuori dagli schemi tradizionali conquistando nuovi mondi. Dalla Formula uno al calcio, dal tennis, allo sci al motociclismo a tante discipline estreme il “Toro Rosso” ha raccolto titoli, vittorie e ha affiancato imprese come quella del lancio record dalla stratosfera di Felix Baumgartner. Sono poi arrivati squadre e atleti più famosi da Sebastian Vettel a Wout Van Aert a Gigio Donnarumma che hanno legato il loro nome a quello del brand di Salisburgo che pian piano è arrivato anche nell’hockey su ghiaccio, nella mountain bike, nel motomondiale, nel motocross, nel base jumping, nello snowboard, nel windsurf. Mancava il ciclismo: eccoli qua.