Polemiche, delusione, dimissioni di alcuni consiglieri  federali più o meno annunciate, base in rivolta sui social, campioni che scendono in campo.  Un’onda in piena destinata a crescere e che non accenna a placarsi, una  bufera che sta investendo il triathlon azzurro dopo le convocazioni per le olimpiadi di Parigi decise nei giorni scorsi in una “vivace” riunione del Comitato tecnico. Ai Giochi andranno  Alice Betto, Verena Steinhauser e Bianca Seregni tra le donne; Gianluca Pozzatti e Alessio Crociani tra gli uomini  e le riserve saranno Michele Sarzilla e Ilaria Zane. La decisione federale di non inserire tra i convocati soprattutto Sarzilla 24mo nel rank olimpico mondiale, “sacrificato” per un azzurro scuramente più giovane di lui ma che nel rank mondiale di qualificazione olimpica è intorno alla 95ma posizione, pur legittima in base al regolamento che assegna la slot olimpica alla nazione e non al singolo atleta, ha scatenato una vera e propria rivolta in difesa di un ragazzo che in tutti questi anni è sempre stato al centro del progetto olimpico federale. Una fiducia ben ripagata visto che negli ultimi due anni ha firmato quasi tutti i risultati migliori nelle competizioni internazionali quelle che hanno poi anche garantito il raggiungimento degli slot . Al di là della scelta tecnica che si si è basata su un documento federale che fissa i criteri di selezione olimpica subordinandolo alle performance in una serie di gare tra cui quelle del circuiti Wtcs e i test olimpici, al profilo dell’atleta, alla compatibilità con gli altri atleti selezionati, alle sue capacità tattiche per la gara e per la prova di staffetta, il testo lascia ampia discrezionalità decisionale al Comitato tecnico. Insomma: al di là di punteggi, vittorie  e piazzamenti  decidono i tecnici federali. Punto. Per carità, una scelta resta una scelta difficilmente sindacabile, ma a livello di Federazione, (che non bisogna mai dimenticarlo è un organismo di diritto pubblico sostenuto con fondi pubblici), soprattutto se riguarda una convocazione per un’Olimpiade andrebbe spiegata e argomentata,  non ovviamente al popolo dei tifosi o sui social, ma almeno ai diretti interessati e ai tecnici che li seguono per permettere loro di impostare il lavoro negli anni, per permettere di programmare, di capire se sono stati fatti errori. I silenzi alimentano purtroppo il chiacchiericcio  sul “peso” che hanno nelle scelte i gruppi militari rispetto alle società sportive private. Era già successo nella scorsa olimpiade con Alessandro Fabian  “sacrificato” per far spazio a Delian Stateff atleta della Fiamme Azzurre che è poi lo stesso gruppo militare di Alessio Crociani. Voci certo, sicuramente infondate, ma che andrebbero troncate sul nascere con una comunicazione chiara e puntuale per spazzare ogni maledicenza, per cancellare anche il più piccolo dei dubbi che il merito possa essere subordinato a logiche di potere e di politica. Che poi anche a livello d’immagine è un messaggio devastante per tutto il movimento sportivo giovanile che vede nella storia di un campione che in tutti questi anni ha costruito pezzetto per pezzetto il suo cammino olimpico con tenacia, sacrifici e una dedizione totale un esempio da seguire: perchè di fa presto a passare dal “se ci credo e mi impegno riesco…” al “ma tanto chi te lo fa fare…”. Ma ciò che ha fatto letteralmente esplodere la protesta contro l’esclusione dell’atleta bergamasco della DDs7Mp riguarda però anche altri aspetti,  non ultimo quello personale, legato alla storia fantastica di questo ragazzo che a 36 anni  ha inseguito un sogno olimpico e l’ha  conquistato sul campo. ” Non posso che essere profondamente amareggiato per la convocazione di Michele come riserva olimpica e non come primo degli azzurri, contrariamente a quanto i risultati delle gare raccontano– ha commentato pochi giorni fa il presidente della DDs Luca Sacchi– . Non voglio elencare quanto lo sport sia capace di insegnare ma sottolineare unicamente che accettare le sconfitte da un avversario migliore fa parte di questo elenco. Peccato che Sarzilla sia sempre stato davanti a chi prenderà il suo posto, fatta eccezione per la World Triathlon Cup di Roma del 2023. Con questa scelta, ufficializzata da un comunicato a mezzo sito internet, dopo una videocall su whatsapp, non programmata e mal organizzata, la Federazione, nella persona del suo presidente, del direttore tecnico e del direttore sportivo, certifica una pochezza umana che tengo a segnalare e che accompagna di pari passo una decisione perlomeno discutibile».