Il Monte Morello come il Vecchio Kwaremont…Alberto Bettiol se ne va, si lascia alle spalle Lorenzo Rota e Edoardo Zambanini e vola sul traguardo di Sesto Fiorentino a conquistare il suo primo titolo italiano. Porterà la maglia Tricolore sulle strade del Tour de France che partirà tra qualche giorno proprio da piazza Michelangelo a Firenze dove oggi ha preso il via il campionato italiano che è solo una coincidenza ma fa ben sperare, ben pensare, fa risaltare ancor di più la vittoria del campione della Ef che oggi è, anche qui per distacco, l’azzurro più forte  nelle gare di un giorno.  Bettiol vince come solo lui sa vincere. Come al Giro della Fiandre, come alla Milano-Torino con una “stoccata” che non ammette repliche, che esalta il suo correre fuori dal branco, che è un marchio di fabbrica nel bene e nel male, che fa parte della classe  di un ciclista coraggioso che non vuole rimpianti. “Non c’è un segreto- spiega all’arrivo ai microfoni di Eurosport- Si matura, si invecchia e si impara soprattutto dagli errori…”. Che è una verità che non si può discutere e che riporta alla mente anche qualche delusione che è forse rimasto un tarlo. Ma il presente è un titolo italiano che vale più di ciò che vale perchè è un punto di approdo per un campione che finora ha raccolto molto meno di ciò che il suo talento portava a sperare ed un punto di ripartenza che, con il Tour alle porte, autorizza per qualche tappa un sogno tricolore. Non solo. Vincere sulle strade di Alfredo Martini, alla cui memoria era dedicato il campionato assoluto, aggiunge valore a valore: “Alfredo è stato un uomo speciale- ricorda Bettiol- Mi fa enorme piacere aver vinto questa corsa dedicata a lui: per me è sempre stato un punto di riferimento”.  Bettiol Tricolore in questo momento è il miglior biglietto da visita possibile per il ciclismo azzurro e lo sa bene il presidente della Fci Cordiano Dagnoni: “Merita questa maglia- commenta- E’ uno dei nostri corridori più talentuosi e il fatto che abbia vinto da favorito, in Toscana da toscano,  rende la sua impresa ancora più difficile. Averlo visto oggi all’opera, con una condizione incerta dopo la caduta, ci conforta e ci fa ben sperare  Questa, per tutto il movimento ciclistico italiano, è la soddisfazione maggiore”.  Il Monte Morello come il Kwaremont,  senza far calcoli,  seguendo più l’istinto che i watt, per vincere anche rischiando di perdere, in direzione ostinata e contraria, come l’ultimo dei romantici.