«La maglia gialla per me è un sogno che si avvera. Per il grande rispetto che ho del Tour de France, per me è un momento magico. Volevo cogliere questa opportunità e ci sono riuscito. Abbiamo lavorato bene come team nel finale, che è stato a dir poco spettacolare». Domani sul Galibier la maglia gialla sarà sulle spalle dell’ecuadoriano Richard Carapaz, che oggi a Torino la strappa a un Tadej Pogacar che si tiene ben distante dai rischi della volata. E’ un uomo al comando: a Valloire si vedrà. Ed è il primo ecuadoriano della storia ad indossare la maglia del primato al Tour. Si avvera un sogno ma non è il primo perchè lo scalatore della Education First è già salito sul podio della Grande Boucle ed ha già vinto parecchio tra cui un Giro e un oro olimpico anche se a Parigi questa volta non andrà perchè non è stato convocato. Ma l’olimpiade, oggi almeno, non è nei suoi pensieri “Questa maglia è la migliore al mondo- racconta al traguardo-Domani sarà una giornata dura e anche il resto della settimana sarà complicato quindi faremo del nostro meglio e ci godremo ogni momento. Questa è storia, è il coronamento di un lavoro enorme, sempre lontano dalla mia famiglia e dal mio Paese…”. Ma la storia del trentunenne Richard Carapaz, comincia  in Ecuador una mattina di tanti anni fa quando suo padre, in una discarica del municipio di El Carmelo nel Canton Tulcan, recupera una biciclettina abbastanza malandata. Però gliela rimette in sesto e gliela regala. Da lì è un attimo ritrovarsi a 15 anni a pedalare nella Carchense Panavial-Courage, squadra di dilettanti della Provincia del Carchi, fianco a fianco con speranze e campioni. Ed è un attimo anche cominciare a vincere  la Vuelta del Guatemala o il titolo Panamericano Under 23. Si comincia sempre così.  Ma il tempo fila via veloce e cinque anni fa, tutto vestito di rosa, Carapaz entra da vincitore nell’Arena di Verona. Il Giro numero 102 è suo.  Un trionfo quasi da  sconosciuto  che arriva dopo una vittoria alla  Vuelta a Navarra e un quarto posto nella Vuelta a Castillo y Leon . Poca cosa perchè  il Giro e il Giro soprattutto in Ecuador dove il ciclismo è lo sport più seguito, dove per seguire le sue tappe si chiudono uffici e negozi, dove se si escludono il tennista  Andres Gomez che nel ’90 a sorpresa vinse il Roland Garros battendo in finale Agassi e il marciatore Jefferson Perez medaglia d’oro (l’unica) nella marcia alle olimpiadi di Atlanta nel ’96, nessuno aveva mai vinto nulla. Così la vicenda di Carapaz diventa il racconto nazionale, diventano feste, foto, riscatti e sogni che si avverano. Diventa  il podio al Tour  e  diventa una medaglia d’oro ai giochi di Tokyo sulle pendici del monte Fuji che non sarà il Monte Olimpo ma ci assomiglia parecchio. Diventa una fiaba con il lieto fine se si pensa che solo qualche anno fa il campione della Education First non si poteva neppure allenare e si occupava del bestiame della sua famiglia nella fattoria di Carchi. Anche per questo la maglia gialla oggi è un sogno che si avvera…