«Voglio vedere quarantenni, cinquantenni, sessantenni battere i record mondiali. E non appena batteremo il record mondiale dei 100 metri, il record mondiale del miglio, non appena scenderemo sotto le due ore in maratona e polverizzeremo i primati del nuoto chi vorrà guardare le vecchie, lente Olimpiadi? La NBC pagherà miliardi di dollari per trasmettere un evento sportivo lento? Le città investiranno miliardi di dollari per ospitare un evento sportivo lento? Non lo faranno…». Benvenuti nelle Olimpiadi «migliorate», nelle olimpiadi del doping dove ogni farmaco è concesso, dove è concessa ogni tecnologia, dove non ci sono nè limiti nè controlli. Lo scenario è inquietante, tratteggiato ormai da qualche anno dal progetto sempre più concreto che dovrebbe vedere gli «Enahnced games» organizzati già nel prossimo anno in Australia o negli Stati uniti da Aron D’Souza, un ricco avvocato di Melbourne che lavora a questo evento che vedrà la sfida su cinque discipline: atletica, nuoto, ginnastica, sollevamento pesi e sport di combattimento. Lo scenario è surreale e un po’ da fantascienza: in gara ci saranno atleti che proveranno a battere il record di velocità di Usain Bolt, che resiste da oltre 15 anni o a far cadere, e non di qualche secondo, il muro delle due ore sui 42,195 km della maratona. Ci saranno saltatori con scarpe dalle suole in titanio capaci di farli «decollare», ginnasti che si faranno aiutare nelle loro coreografie dalla IA, ci sarà tutto ciò che servirà a stupire per un libero sport in libero doping in cui saranno ammessi (anzi consigliati) anabolizzanti, stimolanti, e steroidi, diuretici, beta-bloccanti e ormoni della crescita. Per chi ama lo sport tutto ciò è il peggiore degli incubi, ma nella mente visionaria di D’Souza la sfida è alta: «Questa è la strada verso la vita eterna – raccontava pochi mesi fa il all’Independent -. Sarà il modo in cui realizzeremo tecnologie di medicina della prestazione che ci regaleranno atleti migliori ma anche uomini migliori che resteranno giovani e performanti per più tempo. E chi non vorrebbe essere più giovane per più tempo?». Dicono che gli Enhanced Games saranno la piattaforma per rendere la tecnologia anti-invecchiamento una realtà ma se il fine giustifica i mezzi in questo caso il fine non sembra essere così nobile: «Se esiste una pillola magica che ci rende più giovani – taglia corto d’Souza – ci saranno introiti infiniti…». Business is business…E infatti per queste olimpiadi «migliorate» Souza ha già firmato un accordo con Ridley Scott per una serie di 10 episodi che racconteranno record ed imprese e ha già incassato la partecipazione di sei ex campioni del mondo tra cui due olimpionici: il nuotatore australiano James Magnussen più volte iridato nei 50 stile libero e il sudafricano Roland Schoeman oro nella 4×100 ai Giochi di Atene nel 2004. Non solo. Sono in molti a finanziare e a scommettere sugli gli Enahanced games a cominciare da Peter Thiel, l’ imprenditore statunitense di origine tedesca cofondatore di PayPal che Forbes ha indicato come una delle persone più ricche al mondo e che Souza conobbe anni fa ad Oxford durante un evento dell’Università. Gli raccontò cosa aveva in testa e non ci volle molto a convincerlo anche perché Thiel è ossessionato dall’idea di restar giovane e da tempo investe milioni al fianco della Methuselah Foundation, che mira a prolungare la durata della vita umana sana rendendo i 90 anni i nuovi 50 entro il 2030. «Il modello delle Olimpiadi si è rotto, gli atleti sono adulti e hanno il diritto di fare con il proprio corpo ciò che desiderano…» predica Souza che ovviamente è diventato il nemico numero per chi lo sport lo immagina su pianeti giustamente distanti e pensa che sia tutta una manovra di dubbio gusto per far parlare di sé e far denari. «Nessuno nell’atletica prende sul serio gli Enhanced Games…» spiega da tempo Lord Sebastian Coe, responsabile di World Athletics mantre Teevis Tygart, il capo dell’agenzia antidoping statunitense(Usada), li definisce «Una farsa illegale e un pericoloso spettacolo da clown….». Pare uno scherzo, il tempo dirà se non lo è. Resta il fatto che doping da sempre ha diviso lo sport in «sporco» e «pulito», due aggettivi chiari che danno all’istante l’idea di quale sia la parte giusta dove stare, gareggiare, partecipare. Il doping è sconfitta anche quando è vittoria e il doping è anche reato. Così, giusto per capirsi.